Nord e Sud - anno X - n. 47 - novembre 1963

Giornale a piu voci malgrado essa abbia avuto il merito di porre in chiaro molte irregolarità e di mettere sul tappeto molti temi importanti. Noi non vogliamo - e no1 n ce ne sentiremmo capaci - riprendere qui tutta la ormai complessa questione. D'altra parte, le affermazioni ed ancor più il tono assunto da certuni, nonché la provenienza di molte critiche che sono state formulate hanno stimolato il no,stro interesse e ci hanno spinto a scrivere alcune osservazioni su punti particolari. Ci ha colpito soprattutto l'articolo di Renzo Trionfera sull'« Europeo», dal titolo: Prigionieri dell'atomo (p. 10 e ss. del n. 37 del 15 sett. 1963). Non tanto la ricostruzio,ne generale delle vicende da parte di Trionfera, ma piuttosto alcune sue affermazioni sui rapporti tra Cnen ed Euratom, con riferimento agli stabilimenti di Ispra. Tali affermazioni ci so,no sembrate, infatti, quanto meno eccessive, se non addirittura inesatte, almeno parzialmente. Stimiamo opportuno riprendere qui brevemente i termini del problema (e per maggiori ragguagli rimandiamo alle relazioni annuali della Commissione dell'Euratom). L'Euratom e il Cnen firmarono il 22 luglio del 1959 un accordo - entrato in vigore il 20 luglio del 1960 - in base al quale vennero trasferiti all'esecutivo europeo gli impianti del Cnen ad Ispra. Dopo un periodo transitorio, il 1° marzo 1961, l'Euratom prese a suo carico il funzionamento degli impianti principali. Il governo italiano pose a carico del Cnen, per il completamento delle costruzioni, ora quasi ultimate, 9 milioni di unità di conto AME (se. 9 milioni di dollari), ai quali vanno sommati i milioni di dollari rappresentati dagli impianti già esistenti (6 milioni; su ciò, cfr. « Bollettino Euratom », 1962 n. 3, p. 22). Per quanto riguarda i ricercatori, al momento del trasferimento, gli e~ettivi italiani raggiungevano il numero di 470, mentre oggi il centro di Ispra assorbe circa 1300 persone. Infine, va ricordato che il reattore di ricerca Ispra I ha continuato a funzionare sotto gestione italiana fino al 1° marzo del 1963, data alla quale anch'esso è stato trasferito all'Euratom. Sulla base dei dati sopra riportati si può certamente affermare, spinti da spirito patriottico (ci serviamo di tale tern1ine, caduto quasi in disuso, a preferenza dell'altro, ormai ritornato in voga, di nazionalista, c4e, d'altra parte, non ci sentiremmo di attribuire a Trionfera), che l'Italia è stata generosa, forse ·troppo generosa, nei confronti della Comunità Europea della Energia Atomica. l\1a affermare con Trionfera (cfr. articolo cit., p. 13, 2a col.) che Ispra fu regalata, senza contropartita, ci sembra un po' eccessivo. E qui ci si consenta di fare alcune osservazioni di carattere più generale. In primo luogo, queste, di ordine generale: non si può sostenere la necessità di un'Europa unita, né improvvisarsi .fautori della causa europea, quando ciò fa p1 iù co·mo1 do, per poi far marcia indietro quando si tratta di volerne i mezzi e di fornire questi ultimi. Si confessi piuttosto che a molti fa como1do un'Europa alla De Gaulle, dalla quale si spera di spremere solo quanto essa può fornire di utile, un'Europa tutto al più confederata, ma certamente non integrata. 57 Bibli.otecaginobianco

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