Nord e Sud - anno X - n. 47 - novembre 1963

Note della Redazione Naturalmente, la cosa non ·può che farci :piacere. Per quanto modesto esso possa riuscire, si tratta senipre di una nuova spinta alla diffusione dell'occupazione industriale nel Mezzogiorno e al potenziamento delle attività produttive nelle regioni meridionali. Dobbiamo, tuttavia, confessare che ~fortunatamente ci siamo sovvenitti, in, questa occasione, della sorte toccata allo stabilimento che a suo te,npo la f'IAT si era ùnpegnata o aveva promesso di impiantare a Napoli. A questo efletto la ditta torinese costruì, infatti, nella zona industriale della città alcuni edifici sui quali già da molto tempo la sua insegna luminosa campeggia perentoria ogni sera. Ma quanto all'impianto di un vero e proprio stabilimento e al raggiungi1nento dell'occupazione una volta prospettata (si parlò di millecinquecento operai che sarebbero in seguito assai cresciuti di numero) siamo rimasti ben lontani dalle promesse o dagli impegni iniziali. Tutto sembra essersi risolto nell'impianto di un'unica linea di montaggio, sia pure di dimensioni non irrilevanti, e in una attività di manutenzione, riparazione e assistenza delle vetture FIAT vendute sul mercato napoletano. E certo noi vorremmo che si trattasse di un nostro difetto d'informazione, ma, così stando le cose, tutto lascerebbe pensare, specialmente dopo il recente accordo siciliano, che l'idea di uno stabilimento a Napoli o sia servita alla FIAT conie pretesto _peril raggiungimento di suoi scopi particolari o sia stato in un secondo momento abbandonato per sopravvenute considerazioni di qualsiasi ordine. Nell'uno e nell'alt~o caso non ne ha guadagnato Napoli e, a quel che parrebbe, rion ne ha guadagnato neppure la FIAT. Questa è certamente l'unica delle grandi imprese che non abbia avvertito, neppure negli anni in cui il problema del Mezzogiorno era più vivamente sentito dall'opinione pubblica, pressocché nessuno stimolo ad impostare e realizzare un suo piano di presenza attiva e trasformatrice nelle regioni meridionali. Olivetti.. Montecatini, I talsider, grandi imprese tessili, società petrolifere e chimiche, società meccaniche dell'IRI, Pozzi etc. hanno tutte, e talvolta assai per tempo, organizzato una ripartizione delle proprie attività produttive grazie alla quale l'industrializzazione del Mezzogiorno ha corrzpiuto progressi - _inalcuni settori e in alcune zone - veramente decisivi. Sappiamo bene che si tratta di un'industrializzazione dall'esterno che lascia il più delle volte allo scoperto i problemi della formazione di classi industriali locali e le esigenze di uno sviluppo autonomo e il più completo possibile del Mezzogiorno; e sappiamo bene che, all'origine di una tale industrializzazione, tranne rari casi, sono (e non potrebbero non essere) considerazioni - di utilità aziendale, valutazioni tec1iiche e di mercato anziché convinzioni ... 111:eridionalistiche.Ma sappiamo pure che l'intervento del capitale èsterno ha rappresentato e continua a rappresentare assai spesso la prima tappa di successivi più autonomi e larghi processi di industrializzazione; sappiamo pure che intorno e grazie ad imprese maggiori di importazione hanno le maggiori opportunità di fare le prime e decisive esperienze i ceti imprenditoriali e .operai, dai quali i processi successivi trarranno i quadri indispensabili, che non avrebbero altrimenti alcuna possibilità, o ben scarse possi52 Bit)liotecaginobianco

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