Nord e Sud - anno X - n. 47 - novembre 1963

NOTE DELLA REDAZIONE Stato e partito Ora che il confiitto ideologico e politico tra Russia e Cina mostra d'aver J}reso piede in modo indiscutibile e in misura più grave di quanto fino ad un anno fa si potesse sospettare, segitire gli equilibrisnii e gli artifici della « dialettica» comunista sulla stampa del PCI dive·nta sempre più interessante. Gli sforzi per dire e per non dire, la preoccupazione di seguire la linea sovietica senza dare a vedere di de-flettere dal proprio impegno « rivoluzionario », l'imbarazzo che nasce dal dover continuamente parlare di unità di classe in Italia quando l'unità internazionale del movimento comunista è così evidentemente fallita, la paura dell'isolamento che minaccia di diventare più grave che mai con la realizzazione del centro-sinistra e il processo d-i distensione tra Oriente ed Occidente, sono tutti motivi che, insieme con altri, rendono particolarmente ingrato il mestiere del giornalista e del propagandista comunista in questa stagione. Si è potuto, ad esempio, leggere, sull'Unità del 22 ottobre, che il quattordicesimo voto dell'ONU contro l'ammissione della Cina comunista era dovuto al « sabotaggio » americano; ma il giornale comunista italiano si è ben guardato dal notare che questa vo.Zta, a proporre l'ammissione della Cina era l'Albania, e non (come le precedenti tredici volte) la Russia; o che il discorso, pur favorevole, del delegato sovietico è apparso a tutti singolarmente freddo e poco impegnato; o che, cosa più grave di tutte le altre, la delegazione sovietica è rimasta quest'anno in sala (senza uscirne, come negli anni scorsi) quando il rappresentante del governo di Formosa ha preso la parola per perorare la tesi che è poi stata accolta dall'Assemblea. L'argomento che, infatti, meglio di ogni altro ci sembra rivelare non sapremmo dire se la confusione o la cattiva fede comunista è certamente que}lo dei rapporti tra i due grandi stati comunisti nel momento in cui si è prodotta e-si va allargando la frattura tra i rispettivi partiti. In un fondo domenicale della stessa Unità di alcune settimane or sono, rispondendo alla lettera di un militante, l'on. Mario Alicata sosteneva, con enfasi, la necessità che la polemica tra i comunisti cinesi e quelli russi non si trasferisse dal piano dei partiti a quello dei rispettivi stati ed esprimeva la viva preoccupazione che un tale eventuale trasferimento potesse intervenire per una intemperanza dei contendenti. Ma è possibile che né all'on. Alicata né ad alcuno dei suoi corrispondenti sull'argomento si sia affacciata la elementare rifiessione sui motivi per cui quel trasferimento non solo è già avvenuto, ma era assolutamente prevedibile e del tutto inevitabile? Che senso ha il parlare distinguendo fra stato e partito a proposito di paesi nei quali una simile distinzione, quando si va al di là del mero piano giudico-f armale, non ha 49 Bibliotecaginobianco

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