f~ederico Pica direzione diversa, rispetto al complesso degli Enti. Sarà allora effettivamente possibile modificare ·la percentuale di partecipazione accordata all'Ente, assegnando ad esso ove sia necessario, una quota maggiore di partecipazione, senza suscitare in sede politica ostacoli di vario genere, e senza comunque indurre gli altri Enti ad accrescere indiscriminatamente le lo,ro spese, peggiorando la. loro situazione di bilancio, semplicemente per essere anch'essi ammessi a fruire della maggiore partecipazione? Se, i11vece, l'ammontare della partecipazione sia divenuto, per un singolo Ente, eccessivo rispetto alle sue esigenze, cioè di molto superiore all'ammontare medio- della partecipazione che permetterebbe all'Ente di fornire ai soggetti che esso amministra un livello medio di servizi, sarà possibile ridurla superando la resistenza dell'Ente, che tenderà a mascherare tale esuberanza di entrate attraverso maggiori spese, o concedendo alla collettività che amministra particolari agevolazio•ni anche in campo fiscale? D'altra parte, anche se lo Stato, sul piano formale, resta sempre titolare del diritto di modificare le caratteristiche dell'imposta cui il sistema delle partecipazioni si applica, sembra difficile ammettere che l'esistenza di una partecipazione che abbia rilevanza vitale per gli Enti locali non limiti in alcun modo la sua libertà d'azione. Se si dovesse proporre, ad esempio, per giustificati motivi di politica economica, di ridurre l'aliquota dell'I.G.E., il fatto che parte di tale imposta sia attribuita agli Enti locali sarà presumibilmente in sede politica· un ostacolo rilevante anche se non insuperabile a tale provvedimento. È forse questo il motivo che ha indotto gli estensori del più volte citato disegno di legge sulla finanza regionale a proporre una partecipazione non limitata ad un piccolo numero di imposte (o ad una sola principale imposta, l'I.G.E., come nelle proposte della Commissio·ne Tupini), ma accordata rispetto ad una serie relativamente numerosa di prelievi. Ciò ridurrà il peso di co.nsiderazioni relative alla finanza degli Enti locali, o ridurrà le difficoltà di cui si è fatto cenno, ove sembri utile in sede centrale, trasformare o addirittura abolire una delle imposte in questione. 6. - La Co-mmissio,ne Tupini non sembra aver dato molto peso alle difficoltà presumibilmente deriva11ti da una non perfetta corrispondenza tra· spese che le Regioni debbano o vogliano affrontare ed entrate ad esse concesse, che il sistema da essa proposto comporta. Uno dei suoi componenti auspica - sulla base di legittime preoccupazioni relative alle complicazio-ni politiche che indubbiamente si produrrebbero se il problema della finanza delle Regioni. a statuto ordi32 Bibliotecaginobianco ~
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