Nord e Sud - anno X - n. 47 - novembre 1963

Federico Pica di aver fornito una soluzione compiuta dei problemi. relativi alla finanza di tali Enti, ma piuttosto· di aver indicato le linee fondamentali per una loro soddisfacente impostazione, lasciando per il momento irrisolte alcune importanti questioni. 2. - In un sistema di autonomie locali effettivamente operanti, il problema del coordinamento tra finanza centrale e finanza locale sembra presentare, in materia finanziaria, le maggiori difficoltà 4 : si tratta di assicurare, attraverso il coordinamento, una sufficiente unitarietà allo strumento finanziario, senza tuttavia ledere i principi dell'autonomia locale, che proprio in tal campo ·risulta facilmente vulnerabile. Già nelle concezioni classiche della finanza 5 l'esigenza del coordinamento era chiaramente avvertita, attraverso l'ovvia considerazione che i soggetti colpiti dai tributi locali non sono• diversi da quelli che sopportano l'onere dei tributi erariali 6 • Naturalmente, il problema del coordinamento finanziario è comunque fondamentale ove si parta dalle 4 Tale problema ha un preciso rilievo nella Costituzione italiana, il cui art. 119 stabilisce: « Le Regioni hanno autonomia finanziaria, nelle forme e nei limiti stabiliti da leggi della· Repubblica, che la coordinano con la finanza· dello Stato, delle Provincie e dei Comuni». L'esigenza del coordinamento è chiaramente affermata nelle opere di ARENA C., Corso di Scienza delle Finanze e diritto finanziario, III ed., Ferri, Roma, 1956, e Note provvisorie sul decentramento finanziario, in CoMMISSIONE DI STUDIO PER L'ATTUÀZIONE DELLE REGIONI A STATUTO NORMALE, voi. I, Relazioni e monografie di carattere generale, Poligrafico dello Stato, Roma, 1962, p. 85. Naturalmente, il problema è bene in rilievo nel maggior numero dei lavori che hanno ad oggetto i rapporti tra finanza centrale e finanza locale: si veda, ad es., STEVES., Lezioni di Scienza delle Finanze, C.E.D.A.M., Padova 1957, Cap. XIV ( « Rapporti tra finanza del governo centrale e finanza locale »). Per una analisi approfondita del problema dell'alternativa tra centralizzazione e decentramento, con ampi riferimenti alle tendenze attuali e particolarmente informata sul piano bibliografico, si veda il rapporto La finanza degli Enti locali, pubblicato dall'I.S.A.P. (Archivio dell'I.S.A.P., Milano, Giuffrè, 1962, Voi. II, pp. 1282-1362) e redatto dai proff. Sergio Steve e Giancarlo Mazzocchi e dalla dr. Carla Vandoni. 5 Per una chiara contrapposizione tra i caratteri distintivi della concezione « classica» e della concezione «moderna» della finanza p,ubblica, si veda GANGEMLI ., Finanza pubblica, vol. I, Napoli, Giannini, 1961, pp. 461-463.Tale distinzione non deve intendersi come meramente riferita a periodi storici susseguentisi nel tempo, ma piuttosto consiste in una contrapposizione di ipotesi che può dirsi si sia manif& stata in ogni periodo, ~cché affermazioni teoriche ed esperienze pratiche di « fi.. nanza funzionale» possono rintracciarsi anche in quei tempi in cui di « finanza funzionale» ancora non si parlava (lo dimostra, ad esempio, il D'ALBERGO E., Una visione pre-Keynesiana della « fiscal policy », « Studi Economici », 3-4-1958,pp. 165-211). 6 _Di particolare interesse, a tal proposito, è il seguente brano di NITTI, (Lezioni di Scienza delle Finanze, Napoli, Soc. An. Coop. Tipografica, 1902, pp. 556-7), peculiare esempio di quel tipo di impostazione teorica del problema del decentramento, sulla base del quale la finanza locale italiana è stata costruita: « La maggiore difficoltà nell'ordinamento della finanza locale sta in ciò che essa è in diretto contatto con quella dello Stato. Ai contribuenti importa poco pagare allo Stato o agli enti locali: importa solo pagare non eccessivamente e non ingiustamente. D'altra parte se è logico che lo Stato sia libero nella scelta delle sue imposte, rappresentando 24 Bibliotecaginobianco .

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