Le due società tarli. E, come è ovvio, nel caso di una classe dirigente democratica il tipo di mediazione politica resta definito in senso positivo solo se riescono fecondamente congiunte la vitalità e la robustezza delle libere I istitµ.zioni e la sensibilità e la devozione all'interesse generale con la larga partecipazione popolare alla vita pubblica e con la diffusione del benessere e della coscienza civile consentita da una libera so·cietà moderna. La pianificazione democratica - sembrerebbe, dunque, di poter concludere - è caratterizzata, da un lato, dall'assenza di spirito dottrinario e, dall'altro·, dal tipo di mediazione politica proprio della classe dirigente che se ne fa portatrice. Il seco1 ndo punto· di vista concerne i fini della pianificazione. Dopo quanto si è detto è chiaro che i fini di una pianificazione democratica non possono che essere dedotti in relazione alle contraddizioni e alle tensioni di una società determinata in' una determinata congiuntura storica. Altra sarebbe la questione se principale intento del pianificatore fosse quello di un livellamento delle condizioni tale da costituire una rapida e facile scorciatoia verso l'instaurazione della « eguaglianza » o della « giustizia » sociale. È perfettamente inutile sottolineare quale elementare e poco attraente concezione della giustizia e dell'eguaglianza sia quella che può stare dietro ad obiettivi di tal genere, che pure esprimono lo spirito dominante in ·molti ambienti, tanto ostili come favorevoli alle iniziative pianificatrici. Nel caso di una pianificazione democratica, ridimensionamenti ed equilibri della struttura sociale sono tutt'altro che assenti dal quadro dei fini ai quali l'azione pianificatrice viene ordinata, ed anzi vi stanno o vi possono stare in primissimo piano; ma essi non sono un prius rispetto ad un più complesso sforzo dì potenziamento e di sviluppo dì tutta la vita sociale, non sono, un obiettivo isolato e fine a se stesso: sono invece - piuttosto - il frutto spontaneo di un generale ammodernamento, di una generale elevazio11e della vita sociale. L'equilibrio che così si ottiene non nasce dal livellamento e dalla soppressione delle differenze, che sarebbe obiettivamente opera di impoverimento e di deterioramento del tessuto sociale; nasce, invece, dalla moltiplicazione e dalla differenziazione qu~nto più possibile spinte dei gradi intermedi su un pia110 assai più elevato sia dal punto di vista tecnico-economico che dal punto di vista etico-politico. Le spac-- cature frontali e le poche rigide articolazioni di una società arretrata e dominata dal privilegio dovrebbero essere egualmente lontane da una società de1nocratica che l'indistinto grigiore di una società piattamente e conformisticamente egalitaria. 19 Bibliqtecaginobianco
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