• Giuseppe <Ja_lasso teso, no·n si vuole, con questi interrogativi, affrontare il lato tecnicoeconomico del problema, che ·è una questione di · economia ap•plicata da rimettere alla competenza e alle discussioni degli specialisti, bensì soltanto il lato politico e sociale. Ciò precisato, ci sembra che almeno da due punti di vista, nonostante le o-biettive difficoltà offerte dal problema, un mo-dulo della pianificazione democratica si possa prospettare, almeno come presupposto di ulteriori, più particolareggiate definizio·ni. Il primo punto di vista concerne il metodo della pia11ificazio·ne. Comunque la si voglia intendere, la pianificazione si risolve sempre in una azione di coordinamento delle attività pro·duttive, e in genere di tutti i setto,ri della vita economica, in vista di fini che solitamente, pur partendo 1 da considerazioni di mera economicità, attengono tuttavia a complesse esigenze di equilibrio o di sviluppo della vita e della coscienza sociale. Il carattere differenziale di un'azione pianificatrice nasce, invece, dalla eventuale presenza di pregiudiziali dottrinarie. Si vuol dare attuazio•ne ad un determinato vangelo di palingenesi politica o sociale? si esibisce una qualsiasi formula o teoria come interpretazione e soluzione dei problemi · sociali del te1npo nostro e di quello futuro? In caso affermativo l'azione pianificatrice riuscirà sicuramente totalitaria e dogmatica; presupporrà o avrà per involo)J.taria co11seguenza una rivoluzio·ne violenta ed una dittatura; aspirerà ad essere definitiva e a non consentire possibilità di ripiego e di revisione. La pianificazione democratica dev'essere, al contrario, tutta empirica e· sperimentale; i dati che ne formano oggetto debbono essere il frutto dell'analisi concreta e attuale, di ordine socio-economico e politico, di una particolare realtà; la possibilità di ripieghi e di revisioni deve rimanere sempre aperta; risolti alcuni problemi o falliti alcuni tentativi, si passa del tutto naturalmente ad altri tipi di soluzioni. Insomma, la pianificazione, anche la più ampia possibile, rimane - se è democratica - una tec~ica che può essere ottima in alcuni periodi o in alcuni settori e può, invece, essere assai meno efficace in altri periodi o in altri settori; non si risolve mai in 11na istituzione che contraddistingua i11 via di principio la prassi e le articolazioni del regime. Rispetto ad essa l'atteggiamento e la posizione dell'uomo politico democratico non sono né di natura classista né di natura interclassista (il che significherebbe poi o un classismo di tipo particolare o una concezione meccanica e poco politicizzata dei problemi sociali); ma sono piuttosto l'atteggiamento e la posizio11e di chi aspira al tipo di mediazione politica proprio di una classe dirigente che sappia essere classe generale, nell'ambito di una società che abbia,,. maturato determinati problemi .ed espress.o le forze politiche e sociali necessarie ad affron18 Bibliotecaginobianco
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