Ester Piancastelli Che posto viene assegnato in questo modello al lavoro, e alla sua remunerazione, il salario? Qui Sraffa introduce un~ modificazione nel modello, per riserbare al fattore lavoro un trattamento diverso da quello fatto agli altri beni. La differenza consiste nel fatto che, mentre viene specificato l'ammontare di lavoro che è assorbito da ogni singola industria, non si indica l'ammontare di ogni prodotto che è necessario per dare luogo· ad una unità di lavoro. Il lavoro viene così ad essere l'unico b.ene considerato solo come fattore e non anche come prodotto. Ne viene come conseguenza che il sistema non determina in maniera univoca l'ammontare di risorse che toccano come remunerazione al fattore lavoro. Questa determinazione viene effettuata per tutte le altre industrie in base alle esigenze tecniche di ciascuna di esse; non così per il lavoro, per il quale, come si è detto, le esigenze di sussistenza (che equivalgono ai coefficienti di fabbricazione del fattore uomo) non vengono specificate._ La remunerazione del lavoro appare unicamente come residuo,, dopo aver assegnato ad ogni industria il necessario per assicurarne la sopravvivenza e dopo aver corrisposto un dato saggio di profitto sulle risorse impiegate produttivamente. La quota del reddito nazionale che tocca al fattore lavoro resta così indeterminata in linea di principio: una volta fissati i coefficienti tecnici di produzione, e con essi le risorse che si devo·no assegnare ad ogni industria perché essa possa perpetuare il proprio p,rocesso produttivo, una volta fissato il sovrappiù globale che avanza dopo aver rifornito in tal modo ogni industria, la remunerazione del fattore lavoro dipende esclusivamente dal tasso del profitto: quanto maggiore il profitto, tanto minore la quota di reddito che va al salario, e viceversa. Ovviamente la determinazione del tasso di profitto e del tasso di salario è cruciale per l'intero sistema dei prezzi. Sraffa si sofferma lungamente ad analizzare come le alterazioni nel tasso di profitto si riflettano diversamente sui prezzi dei diversi beni, a seconda della tecnica con cui tali beni vengono prodotti; e questa lunga esemplificazione, che ritorna a tratti per tutto il saggio, sta quasi a dimostrare ancora una volta che il prezzo di ogni prodotto, e quindi di ogni fattore, è assolutamente indipendente dal contributo arrecato al processq produttivo, e può variare nella direzione e nella misura più impreveduta al variare del saggio del profitto, pur restando i1nrnutati i coefficienti di produzione e le proporzioni in cui i fattori veng.ono usati. Questo è forse l'aspetto più significativo del modello di Sraffa: la remunerazione del lavoro e degli altri fattori viene ad essere del tutto svincolata dal contributo recato al processo produttivo. Nel sistema neoclassico, la distribuzione del reddito era vista come frutto di una legge ferrea che limitava il salario al livello del prodotto marginale del lavoro; nel modello di Sraffa invece, la distribuzione del reddito appare come una questione aperta. Le leggi dell'economia non determinano la misura in cui il prodotto netto della società debba ripartirsi fra profitto e salario, fra remunerazione del capitale e del lavoro; questa ripartizione può essere determinata unicamente dalla volontà degli uomini. Le leggi tecniche della produzione deter112 Bibliotecaginobianco
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