Nord e Sud - anno X - n. 47 - novembre 1963

Recensioni gruppo, che è uno dei grossi problemi in cui va ad urtare chiunque introduca nelle sue classi tale tecnica di lavoro, per il fatto che non sempre incarichi e competenze all'interno della squadra appaiono ben ordinati in mosaico, in quanto in ogni gruppo esistono « rimorchiatori» e « parassiti». Concordiamo anche nel riconoscere la sostanziale complementarità dell'ordi-. namento cronologico e del patch system o metodo del campione: forse il punto andava ancora più approfondito, in quanto una retta distribuzione del lavoro scolastico durante l'anno consiste nell'equilibrio tra lo studio della parte generale (indicata dal programma ministeriale) e quello della parte monografica (che dovrebbe essere previsto per ogni tipo di scuola). Berardi parla del « metodo interrogativo o maieutico o socratico», senza escludere, però, che a tradimento il docente smetta di conversare socraticamente per « assegnare un voto sul registro»: altrove viene messa in rilievo la difficoltà di scindere interrogazione did.attica e valutativa. Ora, tale scissione è utile e necessaria. Ci piace qui rifarci ad un noto libro del prof. A. Visalberghi: Misurazio11e e valutazione nel processo educativo (Milano, Comunità, 1955), dal Berardi citato alcune volte. Visalberghj in tale libro mostra la utilità dell'applicazione nelle scuole del testing di profitto ai fini della « instaurazione di un'atmosfera di ricca e 'personalizzante' vita sociale nella sct1ola >) e ai fini dell'alleggerimento del regime scolastico. Egli peraltro si mostra poco propenso a quelle « situazioni di scuola-colloquio (ma colloquio con voto seduta stante, oppure apposto in segreto poco dopo) che tanto ci viene decantata» (p. 87). Berardi giustamente disapprova concorsi e gare; ritiene però che si debbano « addestrare gli allievi al combattimento», nella forma (e il particolare è psicologicamente stimolante) di un'interrogazione tradizionale. Altrove consiglia per alunni di meno di 14-15 anni « riduzioni di romanzi storici. .. »: perché poi riduzioni? non si abitua così l'allievo all'inautentico? non è preferibile offrirgli opere integrali, ma adatte al suo livello di comprensione? perché peraltro fare concessioni ali''< elemento avventt1roso »? non comporta ciò un fraintendimento dei fini e dei metodi dell'insegnamento della storia? Esponiamo tali perplessità in quanto varie volte c'è capitato di esaminare libri e manuali di storia per la scuola media in cui la considerazione dell'elemento avventuroso appare come concessione al fumet• tismo. La -metodologia dell'insegnamento della storia non si può declassare in rispetto delle esigenze psicologiche degli allievi, né può cambiare modi e stile a seconda della loro età: lo stesso rigore scientifico invece deve ispirare tale insegnamento a tutti i livelli, pur nella considerazione del diverso grado di difficoltà dei temi di studio a seconda del diverso grado di maturità intellettuale (e della età) degli allievi. Non mancano peraltro nella trattazione del Berardi parti sorde é questioni superate o decisamente inaccettabili: a parte l'addestramento al combattimento, le procedure delle interrogazioni alla cattedra, la registrazione dei voti (stupisce qui il fatto che Berardi, pur così ligio1 al Regolamento, consigli, per le interrogazioni brevi, segni particolari, quando invece è espressamente esclusa la criptografia: il sistema del « quadrato» per la 105 Bibl_iotecaginobianco

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