Recensioni cui tende tutto il processo di trasforn1azione dell'età giovanile». A tale scopo, sembrano necessarie due condizioni, una di etica culturale, l'altra di impostazione metodologica: la tolleranza e il « ricorso al concreto». Uno dei mali che affliggono la scuola italiana è il verbalismo, che nei casi deteriori diventa enfasi e vaniloquio: l'opposto del verbalismo è la concretezza. In storia, questa si può ottenere facendo 1 continuo riferimento al documento (in ciò, Berardi è in pieno accordo con Bendiscioli), che è da considerare come « strumento didattico consueto», o facendo ricorso alla dimensione temporale (cronologia) e spaziale (geografia) del fatto storico: di qui la necessità di creare nell'allievo l'abitudine di « pensare la storia anche ' spazialmente ' e non solo ' tem.p,oralmente' ». In tale orizzonte si intende la opportunità di un ricorso ai sussidi audio-visivi o dell'uso dell'atlante storico o delle visite agli archivi. Abbiamo chiarito quali, secondo il Berardi, sono la impostazio,ne e i metodi dell'insegnamento e della didattica della storia. Resta da considerare quali sono le tecniche più idonee allo scopo. A questo punto, però, dobbiamo fare una osservazione pregiudiziale. Spesso si ha - a nostro avviso· - la sensazione di un pericolo di eclettismo e ibridismo alla base della meto,dologia didattica che stiamo considerando. Non si tratta peraltro di nostre impressioni peregrine, visto che lo stesso Berardi ripetutamente ricono,sce la opportunità della integrazione e della « rotazione dei metodi», fino ad asserire incisivamente che il pit1 raccomandabile è « il metodo misto, che alterni tutti i metodi» e che « norma essenziale di una buona didattica è variare le 'vie', sì che l'interesse degli allievi non si addormenti». Tali dichiarazioni di principio spiegano una certa propensione del Berardi ad accogliere metodi e tecniche di ispirazione diversa, dopo averli smussati per renderli meno disarmonici tra loro. Si spiegano pure certi cedimenti e certe concessioni ali'« ancien régime » didattico: per fare i primi esempi che ci vengono in mente, l'ammissione del « tema tradizionale » dei ripassi, delle interrogazioni alla cattedra. Si cerca di accogliere molti sp,unti dell'insegnamento tradizionale, pur raccomandando o proponendo di essi l'attivazione e la criticizzazione. Come è possibile però affiancare all'attivismo tecniche, per tradizione e per impostazione, inattive, senza deteriorare la architettonicità e la· omogeneità dell'insieme? Faremo degli esempi: è riconosciuto che un razionale uso dei sussidi audio-visivi presuppone la non saltuarietà dell'impiego e la ~tilizzazione sistematica; come è possibile questo in un regime di « rotazione » e avvicendamento? È consigliata anche una presentazione ambivalente di fatti e personaggi storici: quella statica e quella dinamica. Nel primo caso il fatto o il pers~naggio vengono come pietrificati e fermati nelle loro caratteristiche individuali, nel secondo caso vengono presentati nel flusso liquido del divenire storico. Il primo modo, di presentazione è indubbiamente errato e «artificiale» e non diventa retto e didattico p·erché « risponde... ad un'esigenza psicologica», o perché offre il vantaggio didattico di facilitare il ricordo-. Del resto, il « quadro» e l'affresco e I'« invetriata» (per rifarsi a un'irnmagine adoperata per definire 103 Bibliotecaginobianco
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