Nord e Sud - anno X - n. 47 - novembre 1963

Bruno Lauretano plificazioni che rendono le considerazio11i prensili e concrete, e cioè sempre ostinatamente didattiche, e non mai genericamente «pedagogiche», per la abbondanza e la latitudine della informazione bibliografica. Si tratta, in breve, di t1n punto di arrivo, e insieme di partenza,• di cui non potrà fare a meno chi voglia occuparsi della ~idattica della storia in particolare, e della didattica in generale, in quanto il libro non è solo valido ai fini di una sapiente e competente impostazione dell'insegnamento della storia, ma ancor più ai fini della impostazione dell'insegnamento di quale che sia la materia di studio. La prima parte (pp. 1-57), dal titolo La storia all'Università, è stata trattata dal prof. Mario Bendiscioli: essa si articola in due capitoli: I La storia come scienza; II L'insegnamento della storia all'Università. Motivo conduttore di questa trattazione è la considerazione del difetto di conoscenza diretta delle fo,nti nelle scuole italiane, per cui appare urgente uno sforzo diretto a familiarizzare gli universitari con raccolte antologiche di documenti e di fo,nti narrative e con il lavoro critico di analisi delle fonti: ciò servirà come « avviamento ad una didattica che muova da letture documentarie, a quella che i francesi chiamano ' l'l1istoire par les documents ' », didattica che peraltro vale a~che per la scuola media. L'insegnamento universitario cui compete il compito di fornire, oltre che la formazione scientifica, la preparazione professionale degli insegnanti, potrà soddisfare questo suo secondo ruolo sia con seminari (la cui « attività centrale dovrebbe essere l'esame critico dei libri di testo »), sia, fuori del normale curricolo degli studenti, con l'aggiornamento degli insegnanti sugli sviluppi della storiografia. La seconda parte, molto estesa, è stata curata dal prof. Roberto Berardi. Essa è composta di sette capitoli, in cui sono trattati i vari problemi, piccoli o grandi che essi siano, concernenti l'insegnamento della storia: finalità, metodi, tecniche, coordinamento etc .. Berardi distingue l'educazione autoritaria da quella democratica, rispettivamente fondate sul monologo e sull'insegnamento dogmatico, l'una, sul dialogo e sull'insegnamento critico, l'altra: nota anzi uri certo parallelismo tra lo .svolgimento della pedagogia negli ultimi duecento anni e lo svolgimento generale della storia europea: « a società autoritaria, educazione autoritaria; a società libera, educazione liberatrice». In questa prospettiva, riecheggiando forse una terminologia usata da Bergson in Les deux sources de la morale et de la religion, propone una distinzione tra educazione « statica», per una società « statica, dogmatica, autoritaria», ed educazione « dinamica», « la sola degna di una soéietà libera e democratica». Secondo tale considerazione, è evidente, l'insegnamento della storia non ha solo una finalità critico-scientifica, ma anche umana e civile: tende quindi a quella formazione civica che appare strettamente dipendente dall'insegnamento di tale--- disciplina. Quale sarà allora il ~ne di questo? « S,regliare .nell'allievo l'interesse per il passato e insieme il suo spirito critico, la sua capacità di discernere, vagliare, giudicare»; aiutare i giovani « a trovare quell'equilibrio critico che è la meta 102 B"bliotecaginobianco

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