- Recensio1zi In realtà quelle cose erano il fondo incomprensibile di ogni vita: finché la vita scorreva non si vedevano, appena la vita si fermava si rivelavano». L'incubo angoscioso di Giacomo, chiuso in una prigione di cemento, e incapace di stabilire un rapporto fra sé e il mondo che lo circonda, riappare, se pure in forma un po' troppo frammentaria e simbolica, nel gruppo più significativo dei racconti, nei quali la redenzione da questa opaca condizione di estraneità e di apatia appare più che mai un bene inattingibile, legato alla casualità degli eventi e non alla cosciente volontà dell'uomo. « Non è solo chi è solo, ma chi si sente solo»: questa la conclusione di Niente, che potrebbe sembrare e non è ottimistica. Se ne La Noia lo scrittore si era lasciato fuorviare da una tendenza al saggismo troppo scoperta (e un altro limite del romanzo era stato ravvisato dalla critica nell'aver assunto un caso umano troppo singolare a simbolo della crisi di una intera società), il merito de L'automa sta nell'aver ritratto i riflessi di questa crisi nell'animo di persone qualsiasi, che, lungi dal possedere, come appunto il protagonista de La Noia, la esasperata sensibilità di un artista, vivono una vita comune e sono soggetti ad emozioni comuni. È forse vero, come da qualcuno si è detto, che questa insistenza di Moravia e di altri scrittori contemporanei sul tema dell'alienazione, suggerendo, come unica alternativa alla indifferenza, l'affermazione di sé e di una propria libera scelta, è quanto mai sterile, perché, in una società caotica come quella moderna, ogni rivolta contro la macchina sociale è già in partenza una rivolta mancata. Ma quello che conta è qui non tanto l'attendibilità della tesi di Moravia, quanto l'espressione che essa ha trovato nel suo libro. In fondo è proprio l'angoscia, l'impotenza dei personaggi moraviani contro il destino loro assegnato, quel loro sentirsi vittime di un - gioco crudele di cui non conoscono gli scopi, a generare nello scrittore una luce di pietà che eleva il racconto nelle sfere dell'arte. Si potrà dire che alcune pagine sono appesantite da una eccessiva astrattezza ideologica, mai nei racconti migliori, come In paese straniero, Il misantropo, Passare il tempo, Niente, Le misure, L'automa, Di notte, la validità umana e poetica di certe figure nasce proprio dal loro continuo anelare, come ad una meta irraggiungibile, alla restituzione di un rapporto imn1ediato fra l'individuo e il suo mondo. MARISA CÀSSOLA Didattica della storia « Gli scritti di didattica più utili e più validi sono ... quelli che riferiscono esperienze»: nessuna clausola, meglio di questa, può servire a presentare il recente volume su L'insegnamento della storia a cura di M. Bendiscioli e R. Berardi (Firenze, Le Monnier, 1963, pp. 382). Il, libro ci è piaciuto per varie ragioni: per la competenza degli autori, per l'abbondanza delle esem101 Bibliotecaginobianco
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