Nord e Sud - anno X - n. 47 - novembre 1963

Marisa Càssola l'opera di Moravia, e che ha fatto ravvisare nel~o scrittore ora uno spietato compiacimento nel descrivere un mondo privo· di ogni luce spirituale, ora una tendenza ad assumere l'atteggiamento del moralista. Se è vero che alcuni fra i racconti soffrono dei limiti loro imposti dalla brevità dellò spazio, o sono troppo condizionati dalla necessità di rispondere alle esi• genze di un giornale a forte tiratura, non si può negare che i toni più felici del libro sono raggiu11ti, appunto, nelle pagine dedicate all'alienazione, e che qui è la nota nuova de L'auioma, nell'aver spinto alle estreme conseguenze una concezione della vita presente nell'opera di Moravia fin dal tempo de Gli Indifferenti; senonché la condizione umana di alcuni personaggi dei primi ron1anzi, condannati dalla loro abulia ad una vita immobile, fatta di inerte acquiescenza al male e di sporadiche, sterili rivolte, sembra estendersi ne L'automa non solo ai singoli personaggi di una società borghese in disfacimento, ma a tutta la civiltà moderna inaridita e meccanizzata, schiava delle «cose», a una umanità che ha perduto il dono della comunicazione e dove ogni individuo è relegato per sempre in una sua deserta, squallida solitudine. Guido, il protagonista della novella che porta appunto il titolo L'automa, prova un giradischi automatico, dove la puntina si innesta da sola, mossa da un perfezionatissimo congegno. Ma improvvisamente, p·er un caso ilpprevisto e inesplicabile, l'ingranaggio si inceppa, come ribellandosi alla legge della normalità. È solo un istante, però; poi l'automa riprende il suo solito funzionamento meccanico. Ques_to congegno, costretto ad una serie di movimenti automatici, è il simbolo della vita stessa di Guido, legato ad una normale esistenza borghese da una serie di gesti e di azioni sempre prevedibili, schiavo delle consuetudini e delle convenzioni sociali. Eppure, un giorno simile ·a tutti gli altri, passando in automobile accanto ad un lago, egli prova l'improvvisa tentazione di compiere un gesto assurdo e per questo liberatore, di spingere la macchina in quel vuoto e di gettarsi nel lago insieme alla moglie ed ai figli. Questa oscura esigenza di annullamento dura, però, pochi minuti. Poi torna l'aria « sorda ed ovattata di sempre». Ma più ancora v·ale a dipingere certo squallore ed aridità della mo,dema condizione umana la descrizione di alcune solitarie giornate trascorse fra quattro mura, senza che i personaggi riescano a co1nunicare con altri esseri viventi, pur abitando in quartieri popolosi, nel cuore della città. Giacomo, per esempio (v. il racco,nto Le misure), sep,arato dalla moglie, vive in un attico della città antica. Dal suo tavolo di lavoro guarda fuori. Lo squallore della sua vita vuota di affetti si riflette nello spettacolo freddo, quasi geometrico che gli si para davanti. Egli passa il tempo calcolando le « misure » della casa di fronte, vecchie case dalla struttura bizzarra, dove cassoni per l'acqua, padiglioni, colonne, comignoli rugginosi si intricano iI1 .,,. uno strano disegno: « Giacomo gurdava questo paesaggio urbano per molte ore al giorno, con un'attenzione accanita, come se avesse voluto penetrarne l'intima e più nascosta essenza. Ma si rendeva conto di non capire niente. 100 Bibliotecaginobianco

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