Recensioni I .capitoli sulla preparazione del colpo di stato del 25 luglio e sulla sua esecuzione sono fra i migliori del libro, anche se non offrono elementi 11uovi di rilievo per la ricostruzione degli avvenimenti. Ad ogni modo, i documenti tedeschi utilizzati in proposito da Deakin sono di notevole interesse p,er la chiarificazione di alcune questioni di dettaglio, oltre che, ovviamente, per t1na precisa conoscenza degli atteggiamenti dei capi nazisti alla vigilia del colpo di stato, che li colse completamente di sorpresa, e delle loro reazioni all'indomani di esso. Per quanto rigt1arda Mussolini, ben a ragione Deakin dà particolare rilievo alla lettera da lui scritta il 26 luglio a Badoglio, in cui, dopo aver ringraziato quest'ultimo « per le attenzioni che ha voluto riserbare alla mia persona», così si espresse: « Desidero assicurare il Maresciallo Badoglio, anche in ricordo del lavoro in comune svolto in altri tempi, che da parte mia non solo non gli verranno create difficoltà di sorta, ma sarà data ogni possibile collaborazione. Sono contento della decisione presa di conti11uare la guerra cogli alleati, così come l'onore e gli interessi della Patria in questo momento esigono, e faccio voti che il suçcesso co,roni il grave compito al quale il Maresciallo Badoglio si accinge per ordine e in non1e di Sua Maestà il Re, del quale durante ventuno anni sono stato leale servitore e tale rimango. Viva l'Italia! » Era, né più né meno, che l'accettazione del cambiamento di regime e non si può non convenire con Deak:in, allorché osserva: « Il tono e il contenuto della lettera di Mussolini sono identici a quelli delle analoghe missive inviate a Badoglio sia da Galbiati sia da Scorza e dimostra110 un'abdicazione politica assoluta e l'accettazione dell'atto compiuto dal re che, destituendo Mussolini e .nominando un nuovo governo, chiudeva vent'anni di regime fascista. La lettera di Mussolini insomma assolverebbe implicitamente da ogni responsabilità coloro che avevano votato contro di lui alla seduta del Gran Consiglio», Mussolini era già un uomo finito prima di essere così poco onorevolmente destituito da Vittorio Ema11uele III. E i seicento giorni della repubblica di Salò co11fermarono la sua impotenza fisica e morale. Fu solo l'amicizia personale di Hitler che gli consentì ·di tornare al potere, quand'anche si trattasse di un potere ormai del tutto inconsistente per tutte le questioni d'importanza vitale, e di rimanervi, per dar vita all'ultima, precaria costruzione politica della sua carriera. E come tante altre volte in passato, anche questa volta Mussolini non fece che ondeggiare indeciso fra soluzioni opposte, fra uomini e fazioni che si contendevano, con mezzi dei più subdoli e bassi, briciole di potere. Da un lato, vi era l'aspirazione, sia pure illusoria quanto mai, di ritornare alle origini « rivoluzionarie » del fascismo, di innestare profondamente l'ideologia fascista su un amp_io programma di riforme sociali, di fare del partito uno strumento di élite, ristretto ma disciplinato ed entusiasta e, naturalmente, intransigente. Dall'altro, l'aspirazione, egualmente illuso·ria di riuscire a ricomporre il tessuto dilacerato della compagine nazionale italiana, di non accentuare i caratteri «politici», e quindi in sostanza fascisti del nuovo stato, di offrire ai milioni 93 Bibliotecaginobianco
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