Recensioni Bastianini e di Grandi, per esempio, è vista con una simpatia che, specialmente per quanto riguarda il secondo, non sembra del tutto giustificata; in genere, i rappresentanti del fascismo moderato e, per così dire, « revisionista>>, con in prima linea Bottai, sono alquanto sopravalutati per quanto riguarda l'intelligenza, la dirittura morale e politica, l'insofferenza per le forme estreme di totalitarismo del regime. Sono, questi, atteggiamenti dell'autore che si lasciano desumere non tanto• da giudizi espliciti, dei quali egli è assai parco, ma dal tono generale della narrazione e dall'uso di certe citazioni. La valutazione generale del processo di Verona, ed in p·articolare l'esclusione di ogni diretta interferenza dei tedeschi specialmente riguardo alla condanna di Ciano, appaiono senz'altro discutibili come del resto è già stato rilevato da Enzo Collotti nella sua recensione ( « Studi Storici», 1963, n. 2, p. 422). Ancor meno persuasiva è la ricorrente interpretazione della guerra partigiana, e della resistenza in genere, in chiave di continuazione, a distanza di tempo, delle lotte tra fascisti e antifascisti prima della marcia su Roma. « Le battaglie del 1920-21 - scrive Deakin - dovevano essere di nuovo combattute vent'anni dopo: era una vendetta a lungo protratta. Le bande partigiane del 1943 erano i successori delle vittime delle squadre fasciste, ma la situazione era inesorabilmente capovolta». E più avanti, giunto alla vigilia del 25 aprile, egli insiste sul medesimo concetto: « Un'intima contraddizione storica stava per essere risolta: la liquidazione con la forza delle conseguenze della 'marcia su Roma', il ritorno della legalità dopo venti anni di regime fascista. La ritirata da Roma non poteva finire cortesemente into 1 rno a un tavolo di trattative: gli uomini percossi, umiliati, schiacciati da Mussolini, quando era salito al potere, e poi ridotti alla clandestinità o all'esilio, attendevano ora alla porta: erano, i vincito 1 ri della guerra civile iniziata dal fascismo stesso nel 1920. I partigiani del 1945 -rappresentavano in un certo senso i vinti del 1922 e l'opposizione degli anni successivi». Ma in realtà la Resistenza fu qualche cosa di ben diverso, e fu molto più di una semplice resa dei conti, a oltre un ventennio di distanza, fra i protagonisti delle risse civili del primo dopoguerra. Coloro stessi, fra i suoi combattenti, che già avevano partecipato all'opposizione al fascismo tra il '20 ed il '22, e che avevano continuato ad essere all'opposizione in seguito, erano certamente ben lontani, per lo meno nella loro grande maggioranza, · dal giudicare la loro lotta attuale come l'ultimo round di una lunga discontinua contesa. Dopo vent'anni di dittatura, dopo la catastrofe della folle guerra e nel pieno di un conflitto civile particolarmente crudele, ben altre erano le sorgenti morali e politiche della Resistenza. Malgrado queste riserve, e altre di dettaglio che ancora si potrebbero avanzare, resta indubbio che l'intelaiatura del libro di Deakin è solidissima . . e che anche nel disegno particolare egli ha dimostrato nel complesso di avere la mano felice. La sua ricostruzione della crisi dell'alleanza italotedesca fra l'autunno 1942 e l'estate 1943, delle sue varie fasi come delle sue cause politiche e militari, è esauriente e incisiva. Di particolare interesse è il capitolo su Il « disegno politico » italiano, cioè sui tentativi, effettuati 91 Bibl"otecaginobianco
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