Argomenti noti ancora cl1e, qualora il volume meclio dovesse essere fissato avendo riguardo ai diversi piani particolareggiati, esso nella grande maggioranza dei casi oscillerebbe notevolmente: si riprodurrebbero così notevoli sperequazioni fra proprietari di aree situate nelle diverse zone U ·_ cittadine. Ed è da tener presente che i più gravi conflitti nascono già al momento attuale proprio a proposito delle destinazioni di zona. Nel sistema proposto nello scl1ema di nuova legge urbanistica vanno distinti due momenti: il primo, relativo alla espropriazione delle aree inedificate od edificate in contrasto con le determinazioni del piano; il secondo, quello del trasferimento delle aree stesse dal Comune ai privati. Per quel che concerne il primo 1nomento, sembra evidente che le determinazioni urbanistiche più convenienti potranno essere tranquillamente adottate dal Comu11e senza teina di pressio·ni, in quanto, a seguito dell'avvenuta espropriazione, i proprietari saranno stati posti in una situazione di indifferenza econon1ica rispetto alle determinazioni del piano. Un interesse a queste ulti1ne potranno avere solo i proprietari di aree edificate che, per ten1a di subire l'espropriazione, potranno agire affinché il piano non preveda alcuna modificazione per quel che concer11e gli edifici già esistenti., Ciò potrà essere fonte di inconvenienti, specie nei casi in cui si tratti di zone periferiche, dove ad esempio esistano poche costruzioni estremamente diradate e dove quindi non vi sarà un eventuale interesse storico ed artistico alla conservazione degli edifici. Questo aspetto · - del problema andrebbe ad ogni modo riconsiderato, seppure non abbia - quella importanza che da taluno è stata affermata, come fonte cioè di • • nuove sperequaz1on1. Occorre anche tener presente che l'espropriazione degli edifici esistenti e che siano in contrasto con le determinazioni del piano particolareggiato ha un senso solo quando l'espropriazione stessa preluda alla demolizione di quelle costruzioni, il che non potrebbe non portare ad una distruzione di ricchezza. Comunque, è questo un aspetto dell'art. 23 dello schema che va attentamente meditato, al fine di conciliare per quanto possibile, le div~rse e co11trastanti esigenzeo E si giunge così al secondo mon1ento del meccanismo delineato ~ella schema: quello cioè · della utilizzazione delle aree espropriate: Il Comune, in seguito all'espropriazione è divenuto proprietario delle aree ed ha proceduto alla loro urbanizzazione : cosa deve farne ora? Venderle ai privati? Cederne il diritto di superiìcie? Ed in questo ultimo caso, per quale durata? Scegliere una soluzione piuttosto, che un'altra, a questo punto non 85 Bibliotecaginobianco
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