Nord e Sud - anno X - n. 46 - ottobre 1963

Argomenti enunciazioni di principio, risultando viceversa le limitazioni imposte al diritto di proprietà la conseguenza di un ordinamento di procedimenti amministrativi disposti dal legislatore. Il problema delle aree edificabili non è certamente nuovo: Italo Insolera, in un recente volume (Roma moderna, Einal1di) ha fatto u11 po' la storia di che cosa è accad1.1to in proposito a Roma da un secolo a questa parte, da quali pressioni sia stato co11dizionato lo sviluppo della città e quanta parte di responsabilità circa l'attuale disorganico espandersi della Capitale debba farsi risalire alla speculazione privata sulle aree. E pur non potendosi condividere gli assunti ideolo·gici da cui l'Autore parte, non può d'altro canto disconoscersi la veridicità del fenomeno denunciato. Il proprietario di 11n'area collocata alla periferia della città, in seguito all'espansione stessa dell'aggregato urbano e senza che ne abbia alcun merito, viene a profittare di ingentissimi lucri, mentre le spese di urbanizzazione, le spese cioè che si rendono necessarie per l'insediamento nella zona, sono sopportate dai Comuni, cioè dalla collettività. D'altra parte, vi s0110 altri proprietari di aree che risultano danneggiati in seguito all'imposizione di vincoli o di limitazioni allo « jus aedificandi », vincoli e limitazioni per i quali, in base all'articolo 40 . della vigente legge urbanistica, non è dovuto alcun i11dennizzo. Avviene co,sì che i privati proprietari di aree, attratti dalla possibilità di conseguire notevoli lucri o, nella peggiore delle ipotesi, per evitare di subire un danno dalle determinazioni di un piano urbanistico, _ tentano, come ha affermato il Ministro dei LL.PP., On.le Sullo in un suo intervento alla Can1era dei Deputati, di far coincidere le disposizioni favorevoli del piano stesso con il proprio terreno e quelle sfavorevoli con il terreno del vicino. Questo conflitto no11 solo pregiudica l'attuazione dei piani regolatori, ma ne ostacola la stessa formazione. Ciò spiega perché moltissimi, troppi comuni italiani siano ancora sforniti di un piano regolatore generale· del proprio territorio, bencl1é siano stati inclusi a suo tempo negli elenchi dei comu11i a ciò tenuti. Ed anche quando, dopo molti sforzi, si arriva finalmente all'adozione di un piano regolatore, le determinazioni di esso non corrispondono interamente, per motivi più sopra ~sposti, alle reali esigenze della cittadinanza, ma sono il frutto di patteggiamenti, di compromessi, di parziali o totali vittorie del proprietario più abile su quello meno abile. E ovvio che, in sede di predisposizione di uno scbema di nuova legge urbanistica non si poteva non tener conto di tutto ciò. Per risolvere il problema sono astrattamente configurabili tre di83 Bibliotecaginobianco

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