Nord e Sud - anno X - n. 46 - ottobre 1963

Achille Alborietti potrà, forse, essere dato soltanto allorquando ~i avranno maggiori dettagli sulle caratteristiche che dovrebbe assumere la forza nucleare multilaterale. Il _partnership presuppone, dunque, l'integrazione europea nel set~ tare economico, politico e militare. Solo così sarà possibile rinforzare la Alleanza ed assicurarle la coesione politica necessaria per rispondere alla minaccia di carattere politico che ci viene dall'Est ed a intavolare, in seguito, un negoziato per l'organizzazione della pace. L'integrazione europea avvia a soluzione, quindi, i problemi politici all'interno dell'Europa e dell'Alleanza atlantica. Essa risolve anche i problemi militari, in quanto attraverso la costituzione di un deterrent europeo, contemporaneamente evita la proliferazione delle arn1i ato-miche e sopprime ed impedisce la discriminazione, evidente, nelle proposte di direttoriati a due o a tre o a più Paesi. È, infine, una misura di controllo delle armi, in quanto permette l'elaborazione di un deterrent europeo più sofisticato e quindi più sicuro. Se le responsabilità dei Paesi europei sono, enormi e le loro velleità 11azionaliste deprecabili, una grande responsabilità risiede anche negli Stati Uniti, in q_uanto leader dell'Allea11za. Sarebbe un errore se essi ritenessero che l'Europa unita, o anche divisa, sarà soddisfatta da un monopolio nucleare degli Stati Uniti. A lungo termine, non sarà possibile per gli Stati Uniti mantenere le relazioni speciali atomiche con la Gran Bretagna senza creare risentimenti non soltanto in Francia, ma in altri Paesi europei. Vi è una contraddizio11e tra l'offerta del partnership, da una parte, e le relazio11i speciali anglo-americane o il mono·polio atomico statunitense, dall'altra. Se gli europei sono decisi ad agire irresponsabilmente, una politica di mo·nopolio, motivata evidentemente dalla sfiducia nell'Europa da parte degli Stati Uniti, li inciterà su questa via senza uscita, ma certo non li arresterà. Saren1mo sorpresi se le risorse dell'Europa, liberate dalle responsabilità delìa colonizzazione e co11centrate sulla ricostruzione, non si dirigessero verso l'allarga1nento dell'infl1.1e11zadell'Europa negli affari dell'Alleanza e, in definitiva, negli affari rr1ondiali. L'irrequietezza presente, certe critiche agli Stati Uniti non so·no in fondo che un frutto del successo della politica a1nericana, una prova della nasci_ta di una nuo1 va Europa dinamica, potente, fiduciosa in se stessa. Vogliamo auspicare che Kennedy nei negoziati per Berlino e la Germania non si faccia tentare dalla via della facilità, seguendo certe impostazioni pericolose della politica britannica verso il problema tedesco. Questo nuovo accento sul bilateralismo, su relazioni dirette tra Washington· e Bonn, tra Washingto11 e Londra, tra Washington e Roma, 70 Bibliotecaginobianco

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