Lettere al Direttore Tutto questo significa continuare a diseducare il cittadino, anziché el(!.- varlo verso stadi di democrazia ·consoni ai tem:pi moderni. La sta,npa meridionale: ecco un altro tasto qu,anto mai delicato. I giornali quotidiani? Le nuove leve del giorrialismo? I n,uovi quadri? Basta leggerli per una settimana di seguito, certi giornali del Sud, per convince.rsi che essi sono ossessionati dalla preoccupazione di precorrere i desideri di chi a Roma sta al Governo. Non esplicano alcuna tu·nzione formativa ed. educativa, e (assurdo ma è così) non informano i lettori sugli avvenimenti che interessano. Nell'estate del 1960, quando ebbero irzizio i fatti di Genova, quasi tutti i giornali meridionali stam.paron,o articoli di fuoco contro le manovre politicosindacali della C.G.I.L. e dei socialco1-nunisti che avrebbero di proposito scatenato le «sommosse». Quando nei giorni successivi Tambroni si dimise, e ci fu l'incontro Fanf.ani - La lvlalfa - Saragat al ristorante « Il Pescatore» di Roma, i titoli di quegli stessi giornali erano di deprecazione _per Tambroni e di osanna per Fanfani. Quest'ultimo era l'uo1no nt-tovo e lo è stato fino a ieri. Oggi è il turno di Leone. Se leggianio i giornali, i titoli sono uguali a quelli di ieri: ciò che cambia è la persona interessata che siede allo scanno di Presidente del Consiglio dei i\1.inistri. Non è strano, tanto da far ridere, che tutti i Presidenti siano (leggo i titoli): lungimiranti, equilibrati, uomini di Stato, ha il senso dello Stato, sensibile ai problemi sociali, viene dal popolo? Lo era Mussolini nel 1937; lo era Pella nel 1954 e lo ridiventerebbe domani se tornasse al Governo. Erano, i nostri giornali, per gli agrari di Cerigriola nel 1921, per i mazzieri a cavallo di don Pep,pino Caradonna nel 1927 e dopo, sono stati per il centrosinistra più avanzato (oltrepassando per servile solerzia le posizioni degli stessi fautori della forniula _politica) lo ha-;zno ridimensionato e addolcito con Leone. Lo denuncerebbero fra un mese con Scelba. E si badi che non ci troviamo din.nanzi a quadri dirigenti vecchi, ad esempio dell'epoca fascista. No. Qui siarno di fronte a uomini dai 25 ai 50 anni. Si tratta, cioè, di quadri n.uovi. Ci si può fidare di costoro _per costruire una società nuova? Questo è il punto sul quale è necessario battere e che deve far pensare l'avv. Morlino. Occorre considerare co11 quale etztusias1no è stato accolto dai giornali meridionali il provvedimento di n,azionalizzazione dell'energia elettrica: ma si capisce perché. L'on. Moro aveva soven,te fatto comprendere che era d'accordo per l'operazione e questo bastava per l'i1nmediato « allinea1nento ». Però 1nolti amici radicali, socialisti, repubblicani pugliesi e lucani ricorderanno certamente che quando nel 1956, spronati dalle lettere che ci in_viava Ga<:,tano,5alvemini da Sorrento, decide1nmo di organizzare un co11vegno sull'argome11to della nazionalizzazione dell'energia elettrica, quei giornali ci cestinavano i comunicati. Ecco quindi la do1nan,da che ci dobbiamo porre: la nuova classe dirigente è più matura, più de1nocratica, più consapevole, più preparata di quella di trenta anni or so110? Guardandoci bene attorno dobbiamo franca50 Bibliotecaginobianco
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