Nord e Sud - anno X - n. 46 - ottobre 1963

Sopraluogo nella Sicilia_ della nzafia indici dell'istruzione di massa, ma che questi ultimi sono ormai abbastanza alti per rassicurarci intorno allo sfaldamento del vecchio blocco dell'ignoranza. A ciò va aggiunto cl).e in molte zone, per effetto dell'emigrazione, i giovani intraprendono tipi di studi già conformi alle più progredite civiltà urbane: « A Caltanissetta - ha scritto Michele Tito sulla « Stampa» del 29 gennaio 1963 - accade quel che no,n accade altrove in Sicilia: le scuole tecniche e professionali sono le più frequentate (e non v'è nessuna industria nella zona), anche dai figli dei borghesi; non ci si iscrive più alle facoltà di legge o di lettere, si frequentano le facoltà scientifiche, il diplo·ma più ambito· è que~lo di perito meccanico: tutti si preparano a guadagnarsi la vita a Torino. Le ragazze che prima non lavoravano realizzano ora il più grande dei )oro so·gni, quando diventano commesse in un negozio O· nei grandi magazzini: fanno pratica per quando andranno al Nord». Nell'assimilazione del progresso, le donne sono tacitamente alleate con i giovani ed insieme costituiscono una vera e propria forza che rode inesorabilmente la supremazia del maschio, basata sull'esercizio della forza e su un codice psicologico di schietta derivazione arabofeudale: « al censimento del 1936, la popolazione attiva dell'isola rappresentava il 34 per cento della popolazione presente; ma la popolazione femminile attiva era soltanto 1'8 per cento della popolazione femminile presente. Molti anni dopo l'ultima guerra, dalla nota indagine condotta dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla disoccupazione, risultò che, in Sicilia, le forze di lavoro occupate erano il 30 pe!' cento della popolazione residente e le donne occupate erano appena il 5 per ce11to della popolazione femminile residente; le corrispondenti perce11tuali del Nord erano 44 e 24 e quelle dell'Italia erano 38 e 18 » (« Nuovi quaderni del Meridione», luglio-settembre 1963, pag. 321). Questi dati vanno messi in relazione con gli altri forniti dall'Annuario Statistico del Lavoro e dell'Emigrazione, secondo cui, nelle quattro province mafiose di Trapani, Agrige11to, Palermo e Caltanissetta, le donne occupate nel 1960 erano 96.000, di cui 24.000 in agricoltura e 72.000 nelle altre attività. Nel 1961 il nun1ero delle donne occupate scendeva ad 89.000: 16.000 però, erano rin1aste addette a lavori agricoli, mentre le addette ad altre attività erano salite a 73.000. Tutto ciò significa che u11a parte della popolazione femminile, che prima andava in campagna a guadagnare poche lire in umilissimi· lavori ausiliari, ora si può permettere dì restare a casa e vivere con le rimesse che general1nente le giungo110 dai familiari emigrati; mentre u11'altra parte, in costante aun1ento, si occupa in lavori. non agricoli, finalmente redditizi e socialmente più elevati. I risultati sono tali che 35 • Biblio.tecaginobianco

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