Sopraluogo nella Sicilia della rriafia rispettato la magistratura, la Giustizia, e si è inchinata alle sue sentenze e non ha ostacolato l'opera del giudice. Nella persecuzione ai banditi e ai fuorilegge, cioè a coloro che non reputa 'uomini d'onore' e indegni quindi di essere protetti come 1nafiosi ha affiancato addirittura le forze dell'ordine. Non ha avuto troppe simpatie, né ne ha per la polizia; ciò. è dovuto alle reminiscenze storiche della polizia borbonica e alla diffidenza verso i sistemi inquisitori dei preposti alla sic11rezza pubblica. Però dopo il 1928 molto è mutato in siffatto campo e si sono avute di recente, in Sicilia, le prove di un affiancamento della mafia alle forze dell'ordine ». Quasi quasi ci si attenderebbe la proposta di erigere la mafia ad ente morale o di promuovere un comitato per la costruzione di u11 riconoscente monumento a questo nostrano esercito della salvezza. Infine l'articolo concludeva: « Oggi si fa il 11ome di un autorevole successore nella carica tenuta da Don Calogero Vizzini in seno alla consorteria occulta. Possa la sua opera essere indirizzata sulla via del rispetto alle leggi. dello Stato e del miglioramento sociale della collettività». Sarebbe lecito chiedersi se è mai giustificabile che in Italia un Procuratore Generale della Supre1na Corte si vanti di ·avere accolto con deferenza e quasi con venerazione il capo della mafia defunto; e se lo stesso, anzicché adoprarsi a cl1e la mafia scompaia per sempre, abbia il senso del limite quando augura pubblicamente al nuovo sovrano della « consorteria » di saper indirizzare la sua opera sulla via del « miglioramento della collettività! » Oggi, Giuseppe Guido Lo Schiavo, autore dell'articolo citato, è presidente della Corte di Cassazio11e. Quello dell'eticità mafiosa, però, è un mondo agli sgoccioli e per la prima volta può ~ssere ragionevolmente considerato· non come l'espressione del costume di un popolo, ma come il rudere di un tipo di cultura proprio ormai di un numero limitato di soggetti, più patetici che temibili. La mafia, come atteg.giamento mentale attivo di diritto al sopruso e come atteggiamento mentale passivo di assuefazione tacita all'obbedienza servile e al castigo sanguinoso, sopravvive, ma in forme sempre più labili, minate ogni giorno dalla diminuzione dell'analfabetismo, dalla autosufficienza economica dei giovani, dalla valorizzazione della cultura, dalla accresciuta mobilità geografica e sociale che agevola la presa di contatto con modelli culturali più elevati. · La stessa legge dell'omertà è frequentemente infranta: Francesca Carnevale non è più un fenomeno isolato e, se è vero che nei bar e nei circoli « le parole non .sono pietre », tuttavia l'argomento mafia, magari sotto la forma più felpata dell'indiscrezione, è entrato ufficialmente · nel repertorio dei discorsi possibili. Soprattutto è cambiata la valuta21 Bibliotecaginobianco
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