Vittorio de Caprariis riviste (e la nostra tra queste) sono venuti conducendo negli ultimi anni; ma non è mai tardi per certe cose! È ùn fatto che gli schemi r. garantistici, almeno nella formulazione che ne ha suggerita, con più spassionata coerenza di tutti, il Maranini, non servono allo scopo: è un'illusione quella di chi crede di poter revitalizzare il p•arlamento · indebolendo i partiti, tornando al sistema elettorale uninominalistico, o di dover rafforzare l'esecutivo facendolo eleggere dal plebiscito -popolare, abolendo il voto di fiducia e rendendo i governi meno dipende1;1ti dai parlamenti. ln realtà, i partiti sono il vero ed originale contributo che l'evoluzione politica e sociale degli ultimi cinquant'anni ha portato al sistema istituzionale della libertà; e se qualche costituzionalista non se n'è ancora accorto, tanto peggio per l11i. L'esperienza francese di- . mostra, mi sembra, in modo indiscutibile che il mezzo più rapido e 1 1 sicuro di addomesticare i parlame11ti è quello di indebolire o, schiacciare i partiti, di diluire le segmentazioni partitiche della società politica in una sorta di unanimità nazio11al-qualunquistica, dove il mito dell'efficienza moderna si abbraccia a quello del prince1:1s rei-publicae. E l'esperienza inglese dimostra, in modo altrettanto indiscutibile, che è pro-- prio la struttura partitica che dà vita alla società politica. I partiti sono istituzioni indispensabili della democrazia e della libertà; .e nessun discorso serio su una riforma che voglia porre le nostre istituzioni alla misura dei problen1i del nostro, tempo può prescindere dalla loro funzione fondamentale ed eminente. Ma se Ingrao ha ragione nella polemica sui partiti, sia consentito osservare che egli si dà un po' troppo faciln1ente vittoria sulle posizioni liberali. Poiché la scuola liberal-democratica non è oggi rappresentata dagli scrittori, per così dire, antipartitocratici, ma da altri, che da più anni hanno mosso rilievi importanti agli avversari della cosiddetta partitocrazia e si sono sforzati di schiarire i temi istituzionali della nostra vita politica, cercand9 di approfo-ndire le ragioni delle evoluzoni e delle involuzioni di cui siamo tutti testimoni e di proporre qualche rimedio. Ingrao, invece, preferisce da una parte dar per liquidata la scuola liberale, e dall'altra analizzare le diverse posizioni che vi sarebbero nel seno del movimento cattolico. E si possono anche intendere le ragioni politiche di tale atteggiamento: egli sente di parlare a nome di un grosso· partito, e vuole interlocutori di pari o maggiore grossezza! Si dà· il caso·, però, che questa sia 11na logica anch'essa alquanto « grossa », perché i11 siffatte questioni vale non già il numero dei voti, ma la forza dell'argomentazione e dell'analisi, la capacità di giungere a risultati positivi e di suggerire rimedii efficaci. Tanto ciò è vero che nelle ultime. pagine del suo articolo Ingrao non può proporre altri 12 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==