Breve storia di una famiglia « borghese » del lvlezzogiorno: il 500 Si specifica ad esempio che il barone « a tempo delle vendemmie et pute se habia da pigliare le opere [e cioè gli operai] che li serviranno et con quelle incominciare et finire la puta et vendemmia et non disturbare quei cittadini che tengono le opere per lo medesimo effetto ». Si aggiunge che « per servitio della Corte habiano a servire quelli vassalli con lloro bestie et animali quali li tengono alla vittura et sono solite locarle et non altre, con loro debito salario per lo accesso et recesso et che no·n possano essere convenuti eccetto per lo servitio nec~ssario de detta signora et sua fameglia »~ Né basta; si scende a vere e proprie minuzie: « lo gabellato de la carne et minutolo non sia tenuto dare più de uno tornese de franchitia per rotula a detta illustrissima signora et che la franchitia se intenda per uso suo tantum et de sua fameglia, siccome antiquamente è stato observato ». Se solo questi gli ipotizzabili abusi del feudatario, segno è i Della Tolfa dovevano essere dei baroni ese1nplari. E bisogna aggiungere che il peso del baronaggio, dopo che a fine secolo il feudo passerà ai Caracciolo di Santobuono, poi di Avellino, si farà sentire ancora meno perché i feudatari non metteranno ~ai più piede nella zona e si limiteranno assai spesso a fittare nel loro complesso le entrate feudali a singoli assuntori. In sostanza, i poteri del baronaggio erano stati contenuti e circoscritti in una sfera ridotta e trascurabile ed erano previsti nei minimi particolari i co1npiti, le funzioni, i limiti dei suoi rappresentanti locali, a cui non restava eccessiva libertà di manovra. Il feudo aveva assunto orinai up. carattere non politico ma esclusiva- - mente patrimoniale, ed i veri arbitri della piccola vita locale erano divenuti nel fatto i rappresentanti delle famiglie del medio ceto che, in virtù sopratutto della precedente attività mercantile e commerciale, avevano dei capitali che li ponevano in condizione di divenire assuntori di tutte le intricate attività economiche della zona, indissolubilmente connesse alla struttura feudale. Un'altra caratteristica si può cogliere nello studiare i capitoli e i documenti cinquecenteschi: la tendenza da parte delle famiglie borghesi, che hanno in mano le sorti del Comune, a dirottare il sistema fiscale finanziario dell'Università verso le imposizioni indirette e di consumo che pesavano, come è ovvio, su tutti i cittadini e non preva- _lentemente sul ceto possidente. È una te·ndenza generale che caratterizza quasi dapertutto, anche fuori d'Italia, il periodo; ma ·è bene coglierne localmente gli aspetti salienti. L'Università aveva vissuto sino agli inizi del '500 so·vratutto a catasto. Ed è veramente significativo che già nel 1546 fosse stato proprio il feudatario Giambattista Della Tolfa a denunziare alla Camera della Sommaria il sindaco e gli eletti 123 Bib~iotecaginobianco
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