Nord e Sud - anno X - n. 46 - ottobre 1963

Ruggero Moscati Nella seconda metà del '500 la consistenza patrimoniale della famiglia vien così non poco accrescendosi: furono anni fecondi di iniziative in un periodo di generale rigoglio della vita economica pro 1 vinciale. Gli atti notarili testimoniano con un ritmo sempre crescente gli acquisti di case e cli « selve » nelle località pit1 svariate e discontinue dell'intero territorio serinese, di « terre » di qualche entità anche in paesi vicini come Chiusano o Atripalda, di mutui concessi ad enti e a privati, di costituzione di società per assumersi in solido la responsabilità di tagli boschivi o di specifici « arrendamenti », e documentano, parallelamente, gli i1npegni per 011eri dotali sempre più cospicui e per quelle manifestazioni di beneficenza e di carità, cui deve necessariamente accompagnarsi, quanto meno nei testan1enti, il crescente prestigio del casato. Esaminando quegli atti, emergono per lo storico talune osservazioni di carattere più generale. Dagli inizi del '500, e meglio sarebbe dire dall'età aragonese in poi, fino grosso modo ai primissimi anni del '600, vi è una vitalità eccezionale in 11.onpochi centri del Mezzogiorno - penso alla Campania e no11 solo a talune « isole » ritenute privilegiate, n1a alle stesse zone che ora ci appaiono tanto dep~esse e ritengo che uguale discorso potrebbe farsi anche per altre regioni quali, ad esempio, le Puglie - ove numerosissime famiglie di origine borghese dimostrano una alacrità e uno spirito _di iniziativa veramente notevole che non trova alcun riscontro 11el ristagno dell'età successiva. Si raggiunse in quel secolo. e mezzo, nei costumi, nel to110 di vita, nei caseggiati non privi di pretesa che si moltiplicarono nei singoli centri, nella scaltrita attività artigianale, nel numero dei laureati di cui fu particolarmente ricca la provincia meridionale, nella stessa diffusione, no11 dirò della cultt1ra, ma del ·bagaglio di cognizioni giuridiche ed ecclesiastiche correnti nel mondo della Capitale, un singolare equilibrio tra città e campagne ·che colpisce chi co11osca a fondo le difformità e gli squilibri del periodo successivo. I notai, i medici, i dottori in legge, gli speziali, i sacerdoti raggiungevano, almeno nei paesi soggetti al mio- esame, nei confronti dell'intera popolazio-ne, percentuali cl1e potrebbero dirsi di punta; il nucleo artigianale era p·articolarmente vivo, e, quel che è più, nei col)fronti della rigida immobilità dei ceti, caratteristica del secondo '600 e di gran parte del secolo XVIII, testimoniata tra l'altro dal catasto• caroli110, vi era un rapido ricambio sociale ed un celere processo di osmosi. Tra le famiglie che esprimevano dal loro seno quelle forze fresc~e che si d_isponevano ad assumere n1entalità e tratti di classe dirigente e le famiglie tuttora disposte più in basso nella scala sociale, intercor116 Bibliotecaginobianco

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