Breve storia di una fan1iglia « borghese» del Mezzogiorno: il 500 pente sulla vita del piccolo mondo locale, rompendone, a proprio vantaggio, le strettoie ed i freni feudali. Vivissimi, più di quanto non si immagini e senza dubbi, fatte le debite proporzioni, molto più vivaci che non nell'epoca attuale, i contatti col Salernitano e sopratutto con Sarno, Sanseverino e l'intera valle dell'Irno e del Picentino, all'avanguardia nel '500 nel settore commerciale-economico. La regolare costruzione di strade carreggiabili e da ·ultimo il sorgere di una rete ferroviaria, del resto assai poco funzionale, hanno in un certo senso « allontanato » tra loro quei centri, collegati allora attraverso i monti in modo meno irregolare e discontinuo. Uno studio sulla importanza delle « mulattiere » e sul volume degli spostamenti, per ragione di traffico e di lavoro, tra centro e centro, sarebbe di indubbio interesse e per alcune delle zone meno statiche del Mezzogiorno, quale è quella del nostro esa1ne, darebbe novità di risultati. Né si creda che solo il Comune - dema11iale o feudale che sia non conta - o, a meglio dire, I'Vniversitas, secondo l'esatta terminologia giuridica meridionale, costituisse, con le sue cariche, il banco di prova di questa nascente borghesia. Certo, esso è uno, degli strumenti validi di cui il nuovo ceto si serve come aggancio e puntello nel periodo di affermazione e di ascesa. Non chiara ancora, agli inizi del '500, la situazione giuridica di questi agglomerati di casali sparsi, se11za un vero e proprio centro preminente, che nella terminologia usuale del Mezzogiorno venivano -designati come « stati »: si pensi, per fare degli esempi, oltre che a Serino, nella co,ntigua provincia di Salerno, allo stato di Sanseverino o a quelli di Montecorvino o di Amalfi. Si ha talora la sensazione, nello scorrere i docu1nenti, che si tratti di una sola Universitas, a cui sottostiano nei casali - secondo uno dotta ipotesi avanzata dal Trifone a proposito dell'« atto» di Montecorvino Pugliano, - delle entità minori, quasi delle sottouniversità; si l1a invece talvolta la netta impressio,ne che, almeno a partire dalla metà del '500, i casali si siano resi completamente autonomi. Anche le varie numerazioni dei fuochi non contribuiscono a dissipare simili incertezze: talvolta un casale, che da fonti coeve risulta aver conseguito una distinta individualità amministrativa, c~mpare tuttora compreso nella numerazione generale; tal'altra ne è chiaramente escluso. S. Michele, Canale, S. Lucia, che da tempo sono divenuti Comuni autonomi, distinti da quello di Serino, compaiono in tardi fiLochi cinquecenteschi ancora co1npresi nella dizione generica di « Serino e Casali »; lo stesso S. Sossio, che pure in quelle fonti ha 111 Bibliotecaginobianco
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