Nord e Sud - anno X - n. 46 - ottobre 1963

Ruggero l\lloscati saluto t11ttora vive in taluni centri del Ivlezzogiorno rurale o almeno consuete fino a pochi anni or so110: dal semplice « buongiorno », usato tra i pari, si passava al « signoria » dato ai massari, ai fattori, agli artigiani di qualche consistenza economica, per poi giungere all'« i~lustrissimo » dato a preti, medici, speziali, pro•prietari di non grande floridezza econo1nica, ed infine all' « ecceilenza », dato solo agli appartenenti alle famiglie più cospicue per tradizione o,ltre che per mezzi economici. Il ceto· contadino quella tradizione la sentiva con estrema vivezza e, mentre era devotamente ed in fondo affettuosamente acquiescente verso i rappresentanti delle casate più antiche - a loro volta bonariamente paternalistici nei suoi confronti - era ostilissimo alle famiglie uscite da poco dal proprio seno e rese arroga11ti più che per l'i1nprovvisa ricchezza proprio dalla necessità di consolidare con un taglio netto l'avvenuto distacco. Ed anche se talvolta vi riluttava intimamente, era difficile che u11 contadino si sbagliasse nel dosare, come in uno speciale rituale, le formule di saluto codificate dall'uso: così, negli atti cinquecenteschi: dall'« hono 1 rabilis », dato cavallerescamente anche ai popolani, si passava via via all' « egregius », al « nobilis » e da ulti1no al « magnificus ». Titolo quest'ultimo riservato a pochissimi, ai rapprese11tanti di famiglie ritenute per comun.e accezio11e tra le più antiche e più in alto nella scala sociale dei singoli centri. Si può aggiungere che quanto meno nel '500 (giacché nei secoli. seguenti cominciò in quel campo un pò' d'inflazione e negli atti settecenteschi il « magnificus » non è lesinato neppure a persone di assai modesto rango sociale) i notai badavano a non incorrere in sviste ed errori troppo gravi: cambiavano appellativo solo quando mutava il grado e la condizione economica dell'individuo. Il che ci dà modo di conoscere l'ascesa di una persona o di una famiglia nel momento stesso . . . 1n cui essa avviene. Le famiglie che· si venivano « imborghesendo», se si può usare tale termine, nei diversi paesi erano unite tra loro piì1 di quanto non si creda: una scorsa ai protocolli notarili e agli stessi registri matrimoniali delle parrocchie o .della Curia può essere a tale riguardo veramente istruttiva. Si intrecciavano rapporti, vincoli di interesse o di sangue tra gli appartenenti a quel ceto sociale in ascesa, non solo nello stesso cen~ro o nei paesi contigui, ma spesso nell'ambito dell'intera regione; si ha l'impressione viva, nello scorrere qt1ei documenti, di trovarsi di fronte ad una borghesia rurale in formazione e sviluppo che ami riconoscersi, rinsaldarsi attraverso reciproci legami, lasciar traccia della propria industre attività, porre il segno della sua individualità prorom110 Bibliotecaginobianco •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==