Nord e Sud - anno X - n. 46 - ottobre 1963

Breve storia di una famiglia « borghese » del Mezzogiorno: il 500 faceva considerare - coi De Leonardis, i Trambaglia, i Brescia, i Magnacervi, gli Stefanelli - tra i ragguardevoli cittadini della zo·na. Serino e i suoi sparsi casali erano allora, con Ariano, Atripalda e Solofra, tra i popolosi centri dell'intero Principato Ulteriore; Montefusco, sebbene sede del rappresentante del potere centrale, il Preside, e dell'Udienza Provinciale, era una terra di scarsissimo rilievo demografico ed economico, né Avellino aveva a11cora iniziato la faticosa ascesa che la porterà giustamente, nel decennio francese, ad assumere veste ed autorevolezza di capoluogo. La particolare posizione del Serinese, quasi alla confluenza tra i due Principati, la ricchezza delle sue acque, le risorse boschive della pittoresca vallata, la sua naturale tendenza a gravitare verso Salerno, nella cui circoscrizione ecclesiastica era del resto compresa, rendevano l'intera zona centro attivo di traffici e di iniziative economiche. Negoziando· in legnami per la fornitura delle costruzioni navali ed in cuoi (oltre che nella vicina Solofra, la cui importanza nello specifico settore è ben conosciuta, vi erano conce nelle frazioni di Canale e di Santa Lucia), prendendo in fitto le ferriere del barone e le gabelle comunali, prestando denari a privati e - ma ciò in ispecie nel periodo successivo - a Università anche lontane, esercitando infine varie attività co,nnesse all'industria armentizia e, ancora più, a quella del ferro lavorato - i « chiodi » di Ribottoli ebbero larga notorietà e un loro smercio ancora nel tardo '800 - varie famiglie si erano differenziate dalle altre e via via irro 1 bustite economicamente. La potenza baronale -dei Della Tolfa e poi quella dei Caracciolo d'Avellino - lontani come erano dal feudo - pesava poco sulla vita dell'intera vallata e si ha l'impressione, almeno a scorrere i documenti lo,cali, che essa non ostacolasse in modo sensibile le iniziative economiche dei più intraprendenti « vassalli ». Senza dire che alcuni tra essi, esercitando le funzioni di « erario», cioè di amministrato,re del patrimonio baro,nale, riuscivano a farsi 1~ ossa proprio rosicchiando ai margini della grande feudalità. Come è noto, la cronaca documentata di Serino ha inizio con il secondo decennio del secolo, attraverso i documenti della Curia di Salerno ed i rogiti del notaio Geronimo De Vivo. I notai meridionali del '500 usavano la maggi9r cura possibile nell'indicare nei loro atti la precisa condizione sociale delle persone che ricorrevano ai loro uffici. E, a meno non si trattasse di qualche « ·nobile », diremo così di° rango o scala nazionale, a cui si dava dello « excellentissimus Dominus » o simili, seguìto dall'elenco degli specifici e roboanti titoli feudali, i clienti abituali erano concordemente divisi in quattro ben distinte categorie. Quattro categorie che richiama110 alla mente il ricordo delle formule di 109 Bibl".otecaginobianco

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