Nord e Sud - anno X - n. 46 - ottobre 1963

Antortio Ghirelli assunto cl1e si rivela tanto, più apprezzabile in .un ambiente culturale come il nostro, nel quale abbo·ndano gli ispirati poeti, i ro,manzieri fecondi e i venditori più o meno disintegrati di lunario. Marco Cesarini non legge l'oroscopo, non geme sotto l'incubo dell'incomunicabilità, non prende ordini dalla segreteria di alcun partito, ma consulta statistiche, conduce sondaggi, intervista, indaga, discute - sotto,pone, insomma, la. realtà al vaglio di un'osservazione puntuale in cui natt1ralmente confluiscono anche le sue personali esperienze politiche. Il quadro 1 che ne risulta è veritiero perché non contaminato da tentazioni apologetiche o tanto meno da quel pessimismo generico (anch'esso qualunquistico-) che pure è venuto, di moda presso i nostri intellettuali una volta dissipate le illusio 1 ni rivoluzionarie dell'immediato dopoguerra. Il giudizio che, in sintesi, Marco Cesari11i dà del personale politico italiano è articolato su un duplice piano: di assoluzione per le accuse che riguardano (al livello parlamentare) la sua moralità; di condanna per quelle relative alle sue capacità culturali e, in qualche mo,do, tecniche. Naturalmente, questi argomenti non vengono affrontati prima che l'autore abbia sgomberato il campo da ogni dubbio,, giungendo ad un'esatta definizione dell'uomo• politico ( « il tecnico della politica, cioè colui che porta una visione della vita e della società al banco di prova dell'azione politica specifica, e cioè di qu~l complesso di operazioni che è condizione e premessa dell'azio·ne eco11.omica e sociale ») e individuando, le varie categorie e soittocategorie In cui si suddivide la specie operante in Italia (24 mila tra parlamentari, ministeriali e funzionari di partito, esclusi i faccendieri, segretari e procacciatori di_ cui pullulano ministeri e partiti). In questa p·arte morfologica del saggio, un rilievo di particolare originalità spetta al contrasto « tra le spinte e le _esigenze del singolo, temperamento, e le ferree no,rme co·mportamentali collettive», o meglio, ancora al conflitto « tra il fanatismo che all'uomo politico viene richiesto dalle masse rappresentate e dal suo stesso partito, e l'esigenza della mediazione o· del co,mpromesso che costituisce l'essenza stessa della vita politica». L'obbligo della disciplina nasce anche, co-me osserva Marco Cesarini, dal crescente professionalis1no della carriera politica, cioè dalla « mancanza di ·qualifiche professionali » esterne di cui soffrono tro·ppi parlamentari o attivisti, costretti perciò a scegliere tra « la perdita del posto » e l'a-biuria di ogni dissenso, fondamentale. Il guaio grosso non riguarda tanto la coscienza del singolo, quanto la sua qualificazione al servizio pubblico: « rispetto ad ogni mestiere - ossèrva Marco Cèsarini - la società ha cercato di organizzarsi i11 modo tale che da esso, al suo servizio emergeranno i migliori. Questo fine è stato _raggiunto quando la società si è liberata dei vinco,li del regime corporativo. Anche rispetto al mestiere di uomo politico il problema è analogo: si tratta di organizzarsi in modo tale che da esso, al nostro servizio, emergano i migliori... Il problema è dunque di riconquistare all'uo·mo politico la sua autonomia, modificando, riformando e migliorando glj strumenti che ne vincolano l'attività 100 Bibliotecaginobianco

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