Nord e Sud - anno X - n. 45 - settembre 1963

« Terroni » alle urne soché gratuitamente, così credono,. la propria forza e il proprio valore. Basta dunque col mercantilismo regionale, sia pure condito di « assistenza ». I risultati di questa posizione, pensa l'immigrato, condurrebbe ad effetti non migliori di quelli ai quali poteva condurre i] feudalesimo nell'epoca coloniale. È facile, a questo punto, prendere la strada dell'oltranzismo, confondendo il cammino dell'estrema con quello dell'autenticità morale e in pari tempo dell'esattezza sociologica. Anche nei paesi agricoli, dove l'incremento del voto comunista è stato assai meno accentuato, il contadino che ha « votato rosso -.>, pensava che il Partito avesse avuto il merito di « risolvere il problema per quello che è »; o, come ci disse un altro intervistato, perché « a mali estremi occorrono estre1ni rimedi»; oppure ancora perché « non si può risanare l'agricoltura se lo sforzo non lo fa lo stato, e allora tanto vale ... ·». L'ottimismo scientifico col quale i comunisti sono soliti accompagnare il concetto di un'agricoltura di stato ha il merito, infatti, di impostare la sintesi del benessere come termine di un progresso niente affatto incompatibile con la storia concreta degli avvenimenti umani. Il contadino avverte in tal modo di poter recuperare la propria persona, liberata una volta tanto dal peso dei rischi e degli impedimenti che la condizionarono in passato, saldandola al resto del mondo grazie ad una straordinaria solidarietà umana. Né importa che anche a questo livello casalingo della propaganda il marxismo tragga la maggior parte della propria forza assai più da una filosofia della miseria, e dal proprio attivismo nei confronti di quest'ultima, che da uu.a perfetta aderenza rispetto alla totalità della persona e dei suoi consentimenti. La metà dei cento intervistati della zona agricola (Marentino, Andezeno, Arignano) o delle zone ad economia mista, agricola e industriale (di Leinì, di Coazze e di Volpiano) erano stato addestrati a credere che una civiltà - nella fattispecje q11ella sovietica - fosse un tutto indissociabile, dalla quale non si poteva sottrarre un gesto, una tecnica, senza assumerla in tutto il suo insieme. L'idea di 11no sdoppiamento li atterrirebbe del resto assai più di un mutamento totale: ciò accade perché, da una parte, persistono in questi strati sociali valori di sedentarietà e, dall'altra, sussiste l'abitudine a considerare lo scandalo come suscettibile di compromettere non soltanto una parte della società, ma la collettività intera. Ciò che ha potuto in questi settori di opinione la propaganda intesa a scalfire le posizioni democristiane, approfittando del clamore originato dallo scandalo della Federconsorzi, no·n è infatti facilmente immaginabile: un solo fallimento ha il potere di disintegrare a catena una società. 69 Bibliotecaginobianco

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