Nord e Sud - anno X - n. 45 - settembre 1963

r '--- Giornale a più voci l'estremo opposto della pregnanza significativa (che si ha quando del termine viene fatto un uso terminologicamente preciso), esiste tutta una grada-· zione di condizioni e di stadi, in cui diversamente viene a porsi il discorso politico. Per ragioni facilmente comprensibili, quest'ultimo app·are tanto più psicagogicamente suggestivo quanto più il pensiero politico (la ideologia) è confuso o inesistente o perverso (e quindi bisognoso di essere mascherato). Il fattoTe tattico appare in tale caso decisivo: diremo quindi che un elemento di origine pratica ha finito con l'ispirare il discorso politico. « Dei suoni articolati si vale l'attività pratica per suscitare particolari stati d'animo, ed è questa l'espressione oratoria». (B. CROCE, La poesia, Bari, Laterza, 1936, p. 19). Consideriamo per t1n momento il gergo di uno degli uomini politici linguisticamente più problematici e interessanti. ·Intendiamo riferirci all'on. Moro. A proposito del suo modo di proporre tesi ed esporre soluzioni, tante cose sono state dette. Tale modo è stato definito « ermetico» o elusivo, volutamente vago o involuto. Il periodare dell'on. Moro fa dei lunghi giri intorno a dei concetti che vengono solo e oscuramente sfiorati. È stato notato che l'arte del diplomatico consiste nel parlare senza dire. Si ha a volte la sensazione che il discorso dell'on. Moro sia più parlante che dicente. È che l'on. Moro, diversamente da quanto afferma un vecchio e profondo adagio secondo il quale « ogni affermazione di qualcosa è negazione di qualche altra cosa», vuole affermare senza negare, vuole una porta di entrata e contemporaneamente dieci porte di uscite. Per questo, la sua aggettivazione abbonda di prudenza: l'aggettivo che meglio ne caratterizza la qualità linguistica è « cauto». Per la verità, non riteniamo che si tratti qui solo di una eccentricità espositiva dell'on. Moro. La genericità ed elusività della formule, la natura di un linguaggio che non afferma niente in modo conclusivo ed esclusivo e che per questo, come preso « da flusso e da catarro», scivola infinitamente e vive di continui riferimenti e dilazioni, come in un lungo slittamento, ben si addicono a chi rappresenta un partito dai molti volti e dalle molte tendenze. In questo senso si può dire che, paradossalmente, la elusività dell'on. Moro afferma molto più di quanto non si creda e denunzia proprio la volontà di non dire per l'accennata problematicità e polivalenza dei contenuti ideologici. Altra cosa che va notata è il fatto che, quasi per una Nemesi segreta, proprio colui che tanto spesso l1a usato la parola e la formt1la con sapiente maestri~ si è lasciata sfuggire, in occasione di un suo· intervento alla « tribuna » televisiva, una ammissione che ha finito col pesare in modo sinistro sulla propaganda del suo partito e che ha costituito per gli avversari un ottimo slogan pubblicitario. In questa gaffe si rivela una particolarità del fatto linguistico: la sua rischiosità. Noi crediamo di padroneggiare perfettamente i nostri mezzi linguistici e non consideriamo il fatto che si tratta di una particolarissima padronanza che facilmente si converte in schiavitù. Noi riteniamo di p,recedere il linguaggio (riteniamo cioè che esso· è la fedele espressione di un pensiero precedente) e non ci accorgiamo del fatto che 55 Biblio.tecaginobianco

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