Nord e Sud - anno X - n. 45 - settembre 1963

Bruno Lauretano dell'uomo politico è veramente ambiguo e « duplice » (per ripigliare un titolo noto di scritto sofistico), per il fatto che: oscilla in un'altalena senza fine tra finalità conoscitivo-co·municativa (la trasmissione del messaggio) e finalità psicagogica. Il politico somiglia a un centauro della parola ed è del linguaggio un sapiente e prestigioso manipolatore. Per questo, n~n sapremmo dar torto ai Sofisti cl1e vollero insegnare l' « arte della per- . suas1one ». Il linguaggio politico, poiché non va esente da suggestioni letterarie che sono poi le più adatte alla chiarita opera psicagogica, è profondamente intriso di metaforismo. Sostanzialmente il discorso, o si compiace dello zampillo delle metafore (è, questo, il discorso letterario), o tende alla disadorna chiarezza della- terminologia. Il discorso politico, per la sua doppia natura, vive sotto una doppia condizione: quella logico-terminologica, quella emotivo-metaforica. Tale disco1rso, per quanto più è referenziale, per tanto meno è metaforico e viceversa. La metafora vale a creare intorno alla parola un alone di vibrazione st1ggestiva, ed è quindi adatta per indurre a risposte emotive. Il bluff comincia ovviamente quando si cerca di terminologizzare le metafore politiche, di far passare come· r~ferenziali espressioni. la cui natura è emotiva: è come co1 nfondere logica e letteratura. Abbiamo parlato di potere psicagogico del discorso politico é val la pena soffermarsi sulla questione. Di tale potere sono sempre parsi co,nsapevoli i dittatori e i regimi totalitari, i quali ·hanno dedicato grande importanza al settore della propaganda e alla suggestione pubblicitaria di certe formule. Lo slogan politico, attraverso una sapiente alchimia della parole, rappresenta un potente e invincibile mezzo di diffusione propagan- · distica, tanto più potente in quanto per lo più non induce a risposte di tipo logico, ma a risposte di tipo emotivo, in quanto no·n suscita dei giudizi, ma degli atteggiamenti (o degli pseudo-giudizi che poi altro non so·no che atteggiamenti emotivi). Abbiamo fatto cenno di una naturale indole metaforica parziale del linguaggio politico; dobbiamo ora notare che, a volte, tale metaforicità, attraverso progressivi slittamenti, riscl1ia di fare sfumare la stessa semanticità dei termini metaforizzati.,. Se prendiamo ad esempio termini generalissimi come «umanità», « p•ace » « democrazia», « libertà», « dignità umana» etc., ci accorgiamo del fatto che essi progressivamente hanno finito col desemantizzarsi, col perdere quindi la capacità di esprimere ed evocare dei precisi significati. Tali termini ge11eralissimi appaiono quindi come indefinibili, appunto per la chiarita assenza di un preciso significato. Prendiamo in esame la parola « democrazia»: essa scivola sulla bocca di tutti., del socialista e del comunista come del fascista e del nostalgico dell' ancien régime. Ciascuno si appella al termine di « democrazia» per criticare l'opposta concezione dell'altro che paradossalmente appare fregiata del complimentoso titolo « democrazia». L'inflazione di un termine è il primo stadio di quel processo che conduce allo svuotamento e alla desemantizzazione del termine stesso. Tra l'estremo però dello svuotamento semantico e 54 Bibliotecaginobianco

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