Note della Redazione Clemente costituisce per certi suoi aspetti anche una nuova fase della lotta tra le varie correnti, o meglio tra i vari gruppi di notabili della dc. locale. . . I suoi più decisi' avversari non sono stati infattl i gruppi di destra, (l'assalto condotto da Lauro contro le urne delle votazioni consiliari è un atto teppistico a sé stante), bensì i membri della corrente fanfaniana. È un fatto significativo, anche se il suo movente principale va cercato ancora una volta nella strategia delle corren,ti dc., nella lotta precongressuale di questa minoranza democristiana, soverchiata ormai dal fronte nzoro-doroteo, in cui confluiscono tutti i detriti conservatori e clientelari della dc. napoletana, e purtroppo anche quei giovani non impreparati (Clemente è tra questi)., i quali, partiti da posizioni di sinistra, avrebbero potuto aspirare ad un avvenire politico di qualche dignità: se fossero stati 1neno sensibili ad uno squalificante utilitarismo personale, alla lusinga delle posizioni di potere. Il varo della Giunta Clemente pitò costituire un fatto tanto più pericoloso se dovesse servire a far sopravvivere, al riparo di formule verbalmente avanzate, di programmi appare1ztemente nioderni e coraggiosi, sistemi legati alle più affermate tradizioni del malcostume politico napoletano. Quando, infatti, uomini che si dicono fedeli interpreti delle esigenze di rinnovamento della città - e i democristiani e i socialdemocratici sostengono di esserlo - non rifuggono da nessun comproniesso, fino al punto di negoziare i voti e le astensioni determinanti dei transfughi nionarchici della vecchia e nuova ondata, c'è allora da disperarè sinceramente della possibilità di un qualsiasi riscatto dalle ipoteche borboniche e laurine. Purtroppo, giovani esponenti politici, cui fino a pochi anni or sono sembrava non azzardato far credito di una modernità di vedute e di un'onestà d'intenti, questo credito l'hanno perduto e devono riacquistarlo, dimostrando di saper comprendere che la via per l'effettiva trasformazione del sistema politico napoletano non passa attraverso il negoziato con gli esponenti della vecchia classe di notabili, capipopolo e speculatori, ma attraverso la decisa opposizione al mondo e ai metodi di questi itltimi. ln un recente passato, d'all'opposizione, questi giovani hanno preferito passare al possibilismo e di qiti lasciarsi completamente cooptare dalla vecchia classe dirigente non appe1za intravisto itn tornaconto imn-zediato. Se essi, duttili e dinamici, come hanno dimostrato di essere~ dovessero assorbire i metodi dei notabili che sperano tra qualche tempo di poter sostituire, potrebbero rappresentare per lo sviluppo civile di Napoli, per la soluzione dei molti problemi economici ed urbanistici di questa città, un grave impedimento. Il loro centro sinistra verrebbe ad essere, cioè, la negazione dello spirito del centro sinistra che noi auspichiamo, ossia politica di rinnovamento delle strutture e di .ripudio delle vecchie scorie della tradizione municipale -napoletana .. Di questa preoccupazion,e hanno dovuto e devono tener conto i socialisti napoletani, la cui posizione è veramente difficile, ma non potrà essere precisata che quando i de1nocristiani, da Clen-zente ai fanfaniani, avranno precisato la loro e scongiurato le preoccupazioni che qui abbiamo avuto il dovere di avanzare. 48 Bibliotecaginobianco
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