Nord e Sud - anno X - n. 45 - settembre 1963

Aldo Garosc'i essere evidente a tutti cl1e, in condizioni d'intesa tra Stati Uniti e Unione Sovietica, tra « blocco orientale » e «. blocco occidentale », no11 solo si trovano in condizioni di maggiore sicurezza coloro che - senza I , mai aver preso posizioni di pu11ta - si sono dimostrati capaci di una coerente politica di adempimento, degli obblighi di alleanza; ma anco~a f essi sono fonte di maggiore ordine nel mondo. I De Gaulle, i quali /· pretendono di fare cavalier seul, sono ostacoli assai ·più seri alla pace { · che gli Stati Atlantici, i quali all'alleanza hanno chiesto solo protezione I . e non potenza; e i « neutri » alla Nasser pro·vano la loro vera natura l: balcanica minacciando di guerra i loro vicini, mentre i grandi cercano \. un ~quilibrio. , Il P.S.I. dunque, senza alcun suo merito, ma per il mutare delle circostanze, si trova di fro,nte a una situazione nella quale l'accettazio·ne degl'impegni assunti dai precedenti governi italiani non gli può essere seriamente rimpro·verata da sinistra; mentre il proposito manifestato di « superamento dei blocchi » non suona provocatorio e so-vvertitore nei confro 1 nti della politica estera tradizionale. Può, dunque, dopo aver -- bruciato qualche granello d'incenso sull'altare della propria coerenza, 1 lavorare alla costruzione della propria po]itica estera senza impacci, e dire anche una parola nuova. • In effetti, la politica estera dei governi italiani che si ·sono- succeduti dopo la guerra (e in particolare. do-po- il 1953) è stata in generale una politica estera estremamente cauta, quasi inesistente come iniziative di rilievo·, limitata all'esecuzione degli obblighi assunti nella precedente fase di intensa creatività politica. Nel complesso, non si può dire che ciò sia stato· un errore, dato il peso non eccessivo del nostro paese, la sua situazione delicata, i ricordi da cancellare, di un cesarismo da carnevale: le velleità che si erano manifestate specie sotto il consolato di Gronchi (e non senza consensi dell'attivistico Fanfani) di fare una autono,ma politica mediterranea o araba o latinoamericana rimasero per fortuna velleità. Però, negli ultimi tempi, si è incominciato a sentire che la politica estera italiana non può limitarsi a registrare con premura ciò che altri l1anno deciso e a cavarne qualche vantaggio di tipo economico e corporativistico. Durante le discussioni di Ginevra, durante le discussioni di Bruxelles, le iniziative del nostro paese hanno sempre mancato di quel rilievo ideale che, pur nel suo limitato _ma non_ indifferente ambito, un paese come il nostro deve pure avere. Non · pretendiamo rischi eccessivi; ma ci sembra che, quando il nostro delegato a Ginevra, Cavalletti, anticipò la pro,posta degli Stati Uniti sulla tregua nucleare meritasse maggio•re appoggio contro gli scempi attacchi del Sulzberger e degli altri del « New York Times »; ci sembra che, 16 Bibliotecaginobianco

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