Nord e Sud - anno X - n. 45 - settembre 1963

/] , r I • Aldo Garosci gli elettori sarebbero stati sensibili, mentre essi vi si dimostravano indifferenti. Non abbiamo intenzio•ne di giudicare qui dell'opportunità e del modo con cui, in certo· senso, si fece all'indo·mani delle elezioni il governo Fanfani responsabile degli errori del centro sinistra, pur avendo1'~ lasciato, diciamo così, condurre la barca in nome di tutti sulla sua propria responsabilità. Neppure diremo nulla del conflitto Sar~gat-La Malfa, che pure anch'esso in qualche mo·do riflette il contrasto socialdemocrazia-azionismo o socialdemocrazia-intellettuali riformistici che ha diviso gli autonomisti del PSI; per due ragioni: che esso contiene elementi personali dei quali non abbiamo piena contezza, e che i due protagonisti dello· scontro sono per noi entrambi necessari, con le loro formazioni politiche e le loro esigenze particolari, al buon successo l ! del centro sinistra. Resta cl1e, attraverso le prese di posizione di Saragat e La Malfa, attraverso il ripudio di Fanfani da parte della maggioranza f ~ D.C. e del P.S.D.I., attraverso i reclamati mutamenti di rotta, si senti- ' I I f vano feriti proprio quei socialisti che avevano puntato. sulla conser1 ! vazione del momento· intellettuale del partito, e che il nuovo programma \ offerto, per ·quanto in concreto non inferiore all'altro, sembrava loro implicare ript1dio di un'esigenza tanto più irrinunciabile quanto meno chiara agli occhi loro. Da quel che abbiamo detto, ci sempra anche di aver indicato alcuni ostacoli che la maggioranza socialista al congresso deve incominciare a superare e alcuni indirizzi che sarebbe bene si manifestassero fin d'ora se il partito deve attraverso l'operazione di centro sinistra assumere la funzione di blocco fondamentale dell'indirizzo riformatore in Italia. Non faccio molto caso a quel che, nel Congresso, verrà detto per giudicare il passato· recente, il centrismo del 1948, il frontismo, la socialdemocrazia. I congressi, per fortuna, non pronunciano giudizi storici, bensì fanno richiami ·alle passioni dei partecipanti, quando pure non celebrino rituali sacrifizi simbolici. Ma non sarebbe male che, da un lato, venisse accolto da tutti un minimo di riformismo anche non di struttura, di quello socialdemocratico (di teoria, intendiamoci: ché finora non se n'è fatto molto in pratica), cioè di provvedimenti soddisfacenti per le masse da un lato, di buona tecnica amministrativa dall'altro. Se dovessero essere reclamati nuovi provvedimenti, appunto, di carattere strutturale, si dovrebbe dare, più che per il passato, attenzione a coloro, che debbono· eseguirli, chiamando a presiedere all'opera di riforma preferibilmente non uomini del sottogoverno, ma gente capace, di ten~enza laica e cattolica. Sarebbe questo· un modo socialista 14 Bit}liotecaginobianco

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