Nord e Sud - anno X - n. 45 - settembre 1963

. . Un congresso e un partito le democrazie in molti dei loro periodi più prosperi ed equilibrati sono state spregiate dagl'intellettuali, che erano invece innamorati· dei mostri che l'avvenire portava nel ventre. E una vicenda ben nota anche in Italia. Ma quando questa vibrazione cade, è difficile mettere un ordine nelle cose che soddisfaccia l'esigenza ·morale, l'equità. Diventa difficile ~ f'1:r passare le esigenze lontane e generali prima delle immediate .e particolari; lo Stato è prospero, ma sembra nello stesso tempo vicino alla dissoluzione. • Secondo noi, in fondo al « gran rifiuto » opposto dalla sinistra autonomista all'onorevole Moro, c'è stato proprio, più o meno cosciente,~ \ . que~_!Q_tj.m~redi smarrire, per l'immediato e il concreto, il finalism9 ~ e il_~.rob~atico del futuro. Ciò spiega _l'apparente insensatezza del dichiararsi soddisfatti all'ottanta per cento nelle proprie richieste e del tirarsi indietro all'ultimo minuto. Non era, però, anche se così si n1ascherava·, massimalismo propriamente socialista, e neppure statalista, e neppure anticlericale. Era il senso della riforma fatta di forza, quasi imposta all'avversario in duello, che si temeva andasse perduto. Era - come mi è stato osservato in una conversazione privata proprio da un fine economista socialista, Leo Solari - l'idea della riforma come è praticata nelle democrazie popolari, la paura perciò di perdere l'immagine della rifor:i;na so.vraimposta alla società, quasi inserita in essa di forza, per capacità di peso politico. Nel recente passato era, infatti, avvenuto questo: che c'era stato un governo con un programma riformatore, un vero programma rifar- , Ihatore, quale dai tempi della Liberazione non si era più avuto in Italia; e che tale governo aveva eseguito gran parte del suo programma (cosa anche questa rara in Italia) e aveva preferito le soluzioni almeno teoricamente chiare (nazionalizzazione dell'energia elettrica, per esempio) a quelle che avrebbero prodotto risultati analoghi con minore chiarezza teorica. Ora, gli elettori si erano mostrati nel co,mplesso indiff e- . renti a questi progr~mmi e al loro principio di esecuzione: ché, se avevano votato la fiducia nell'indirizzo socialista e di centro sinistra, lo avevano fatto probabilmente per fiducia generica nel socialismo e per la politica salariale del governo; mentre, se la fiducia l'avevano negata, era per la emigrazione che li aveva sradicati dal loro terreno psicologico ed economico, o per il carovita; ma i loro orientamenti non erano stati influenzati per le nazionalizzazioni e ancora meno· per le regioni non compiute e neppure, purtroppo, per la « programmazione ». L'insuccesso relativo del governo Fanfani era tutto lì: nell'aver lasciato credere che a un programma tecnicistico astrattamente socializzatore 13 Bibliotecaginobianco ?

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