Aldo Garosci cupazione, quella che l'aperta compromissio·ne al governo, l'accordo con la democrazia cristiana facilitino la fuga d~lle masse e finiscano per fare del partito un debole troncone di interessi contradditori, privo di ogni penetrazione politica. Anche questa preoccupazione ha le sue ragioni d'essere: un passaggio come quello del partito socialista italiano (e di ogni partito socialista) dall'o•pposizio·ne senza nemici sulla sinistra alla rappresentanza dell'ala marciante in un governo deve· essere passaggio effettivo, passaggio di tutte le fo·rze potenziali del partito e non solo partita a scacchi dei dirigenti. Ma se i socialisti volessero v·edere, fuori .della polemica ormai quasi trilustre con la socialdemocrazia, quali /sono state le vicende di questo partito, potrebbero osservare che esso / 1 ha avuto n1olti difetti, ma no11 si è affatto, come si va dicendo, tagliato • dalle masse. Anzi! Il PSLI aveva lasciato nel vecchio partito la quasi totalità dei militanti sindacalisti, compresi quelli più moderati; si è rifatto un sindacato - certo aiutandosi all'inizio con interessi non tutti strettame11te o·perai, n1a e un sindacato di cui anche gli uomini del P .S.I. tengono conto·, reclamandone a ogni pié sospinto la collaborazione unitaria. Il PSLI quasi solo localmente aveva mantenuto il contatto co·n alcune aristocrazie operaie; non si può dire lo abbia perduto, pur nello spostamento a sinistra dell'elettorato. Con la « nuova classe », la classe dei tecnici modesti, dei creatori di servizi~ di coloro che no-n raggiungeranno il grado di di1;igente nel corso della loro generazione, il PSDI ha forse aumentato i propri legami. E il complesso dei consensi non è, malgrado le profezie, diminuito. Merito, certo, anche della politica di centro sinistra; ma essersi reso indispensabile elemento di questa politica non è piccolo risultato. Allora? Quel che si può dire, invece, è che, dal giorno della scissione di Palazzo Barberini ad oggi, il PSLI-PSDI ha perduto non già le masse, ma gli intellettuali. La professione di chi firma questo articolo dovrebbe di per sé escludere che ciò sia da considerare un fatto positivo. La presenza degl'intellettuali nei partiti socialisti, o almeno accanto ai partiti socialisti, è indispensabile, perché rappresenta la garanzia del no·n esaurirsi in un solo periodo politico, in un solo episodio, in un solo • tempo, più o meno limitato, del fasci110 continuato dei miti a loro con- . 1 nessi. Ma quando gl'intellettuali non riescono a coordinare le loro aspi- ' . . . . . razioni con i programmi storicamente attuabili da certe forze e . in .. / certe. co·ndizioni, il disordine si introduce nei partiti; e alla fine essi f diventano buoni organismi politici, capaci di tute]are interessi degnisj simi (e, naturalmente, ancor più, di fornire· soddisfazioni vicarie), ai quali manca, però, la vibrazione delravvenire:· Non già che questa vibrazione sia una costante della vita politica; 12 Bit;)liotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==