Nord e Sud - anno X - n. 45 - settembre 1963

Un congresso e un partito politica soddisfacente. Pensiamo, per non parlare dei partiti italiani, a grandi partiti socialisti stranieri, di nessuno dei quali sottoscriveremmo la politica: il laburista, stato quasi sull'orlo della scissione per il problema dell'idèologia del partito e del massimalismo antiatomico, poi rinsaldato e rafforzato, ma chiuso nella sua politica e nelle sue responsabilità verso- l'Europa; il socialista tedesco, così generico nella sua impostazione democratica da far quasi svanire l'idea della finalistica uguaglianza; il francese, pieno di debolezze che abbiamo troppe volte elencato, e l'austriaco per il quale la collaborazione con la demo-- crazia cristiana si risolve in una puntigliosa difesa della « mezzadria ». Non c'è partito che si sottragga alle critiche, e certo, se ci fosse dato di conoscere più davvicino quei partiti che vengono costantemente e un po' monotonamente citati in esempio agl'italiani, come gli scandinavi, non mancherebbe qualche delusione. Ora, sotto questo punto di vista, forse perché siamo tutti concentrati sul grande evento del centro-sinistra, la critica al partito socialista da parte della stampa indipendente ad esso non ostile è, alquanto, n1ancata al suo compito. Il partito socialista, per evidenti necessità interne e tattiche, ha proceduto sulla via della respo11sabilità politica, verso l'assunzione di compiti di governo, con la preoccupazione evidente di « non commettere gli errori della socialdemocrazia » e quasi con la « hantise » della. socialdemocrazia, che continua tuttora a essere « tabù », mai nominata, s_enon a dileggio o scherno. Non si vuole qui intraprendere una difesa della socialdemocrazia, la cui battaglia politica pure consideriamo essere stata in. più di un caso salutare e necessaria, in un solo caso (il voto· della legge maggioritaria e l'apparentamento nel 1953, di cui non han certo minore responsabilità i repubblicani) radicalme11te errata come indirizzo politico generale. Vorremmo piuttosto che fosse chiaro agli occhi dei socialisti cosa sia, quel che essi veramente respingono come « socialdemocrazia ». Intendono essi cercare con tutti i mezzi di evitare la riduzione delle esigenze ideali della classe dirigente, la concentrazione della forza di decis~one e di meditazione in un solo « leader», e altri inconvenienti in cui il PSDI è incappato nella sua vicenda politica? È una preoccupazione ragionevole; ma proprio coloro che del PSDI hanno· fatto l'espe., rienza e ora militano nel PSI non dovrebbero, al riguardo, mancare di autocritica: rendersi conto, cioè, che la polemica dottrinaria esaspe- .rata finisce per favorire, e non per eliminare, gli opportunisti: e che la stoffa dell'opportunismo non manca nel loro partito, dové anche milita più di una ex eccellenza socialdemocratica che ha mutato le ambizioni, ma non il pelo. Però, sotto alla polemica con la socialdemocrazia c'è un'altra preoc11 • Bib·liotecaginobianco

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