Recensioni porti fra gli uomini. Perciò, anche quando passa dalla speranza allo sconforto, e poi alla protesta, non c'è mai, nel suo porsi di fronte agli altri, separazione o isolamento; tanto più egli avverte, nella. solitudine arp.ara che chiude la propria storia, una sconfitta dura a sopportare, quanto· più aveva tentato di non essere solo. Egli, infatti, è un uomo che chiede consenso al suo prossimo: timidamente e sottovoce nei lunghi anni trascorsi a Vallea, quasi autorevolmente nelle ultime « tre giornate», quando prende improvvisamente coscienza di una dimensione nuova del proprio diritto, ed esclama illuminato dalla liberatrice evidenza della sua scoperta: « sono stato un buon sacerdote » (espressione che ricorda tanto il « so io chi sono», di Don Chisciotte) e affronta subito la piazza e il giovane sacerdote del paese, in quel serrato e teso dialogo, che è una pagina di alta drammaticità, forse fra le migliori del libro. Questa ricerca del consenso, in Martino Ferri, non è un atto di debolezza, no:n la ricerca di « u11 riparo», come lo è per i suoi paesani cattolici e per i suoi amici che stanno « dall'altra parte», incapaci gli uni e gli altri di sostenere l'incertezza e la fatica di una scelta della ragione e per i quali aderire o dissentire sembra un modo di attestarsi comunque su una posizione sicura. Chiedere il consenso, per un uomo libero, è un atto di generosità, un atto di simpatia e di comunicazione: è riconoscere agli altri il diritto di averci; a chi si porta via una parte di noi è chiedere lo sforzo di capire. Perciò aMrtino Ferri, dopo che ha abbandonato il sacerd?zio non vuole lasciare Vallea, e fino all'ultimo è impegnato per l'affermazione di sé in un dialogo con la propria comunità: sente che una libertà raggiunta fuori dal proprio ambiente è una libertà relativa, senza amore, - turbata dalle ombre della fuga, un piacere solitario che alla lunga rivela una sconfortante debolezza. L'uomo che fa del suo prossimo una platea per l'ostentazione della propria solitudine evade solamente, e non viene risparmiato dalla sconfitta; ma ugualmente sconfitto è, spesso, colui che ha affondato la propria storia personale nella materia più scottante, che è la sua società prossima, quella più difficile da amare perché partecipe della quotidianità, specchio deformante di. un mondo ideale di rapporti: alla mente raflìorano le parole del poeta: « né con te, né senza di te posso vivere ». Sembra che il protagonista del libro di Troisi abbia scelto, fra le due, la sconfitta attiva, partecipante, e rifiuti la soluzione disumana del suo amico Vittorio, che gli scrive prima di morire: « ••• dignitoso è rifiutarsi ad ~ confronto ... », negando così al rapporto fra l'uomo e la sua società un valore significante. Il dramma di Vallea e dei suoi personaggi acquista così una dimensione sociale molto alta: è dall'impegno di un uomo con se stesso che consegue un rapporto attivo, generosamente disponibile, verso la propria società; ma è indubbio che non esiste un uomo veramente libero dove gli altri liberi non sono. Si tratti di una civiltà chiusa e protetta di cui la comunità 117 ib i tecaginobianco
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