Recensioni culture arboree, a minime variazioni relative in meno della superficie della frutta secca o in guscio, corrispondono lievi aumenti della importanza percentuale delle superfici destinate alle culture dell'uva, delle olive, della frutta fresca e degli agrumi. Naturalmente tali piccoli spostamenti percentuali sul totale della superficie agraria nazionale acquistano• ben altra importanza se riferiti alle singole culture. Da questo secondo confronto si 11ota subito un forte aumento degli ortofrutticoli (48% dal 1955-57 al 1970), che più sono sensibili allo sviluppo della irrigazione. Mentre la dimi11uzione del grano supera il 15%, con un corrispondente aumento del 12,5% delle foraggere. Nella co·nsistenza del bestiame gli aumenti sono i11vece li1nitati, sempre per lo stesso periodo, al 27% per i bovini ed al 26% per gli ovini. Forte invece l'aumento del pollame (73%), mentre gli allevamenti suini permangono stazionari, se non in diminuzione. Ma questo sommario quadro acquista maggiore significato ancora se unito agli altri due confronti di cui abbiamo detto prima. In primo luogo quello relativo al progresso tecnologico, che si manifesta attraverso l'aumento delle rese unitarie. Queste ultime aumentano in tutti i casi, sia per le culture che subiscono aumenti di superficie che per quelle in diminuzione. Più dinamiche si dimostrano, però, le prime, con un aumento, al 1970, del 48% per gli ortaggi e frutta fresca, ed ancora del 48% per le culture forag-- gere, dovuto quest'ulti1no in pa11icolar modo « all'incremento dei prati artificiali ed irrigui a spese degli erbai e dei prati asciutti». Anche ingenti gli aumenti di resa unitaria del grano (25%), delle patate (36%), del granoturco (28%). Per i bovini, ad un aumento della produzione per capo del1'8,3%, si aggiungerà un aumento di resa alla macellazione, « conseguenza del sempre più spiccato indirizzo verso la produzione di carne in luogo di quella da lavoro, e, in parte, di quella da latte ». Al fine di operare il terzo dei confronti ricordati, si possono, con l'ipotesi di prezzi costanti, combinare i due fenomeni della variazione della importanza relativa delle varie culture e dell'aumento delle rese unitarie, per un calcolo del valore della produzione lorda totale dell'agricoltura al 1970. Un tale confronto presenta, a nostro parere, grande interesse, anche se bisogna riconoscere che l'ipotesi restrittiva adottata non permette di tener conto « della diversa struttura dei prezzi relativi che probabilmente determinerà la differente evoluzione della domanda rispetto a quella della produzione ». Anche qui alcune considerazioni sono evidenti. In primo luogo il valore relativo delle produzioni vegetali da una parte e animali dalla altra non subirà grandi variazioni, rimanendo questi due gruppi rispettivamente intorno al 65% e 35% del totale: « se è corretta l'opinione secondo la quale il disagio dell'agricoltura non avrà termine finché, sia pure entro i limiti imposti dalla vocazio•ne del suolo italiano, non muterà quel rapporto a favore della produzione zootecnica, questa constatazione deve portare a conclusioni alquanto pessimistiche sul rapido sviluppo della nostra agricoltura e sulla risoluzione dei problemi di fondo ». 113 Bib.liotecaginobianco ,,.
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