Girolatrzo Cotroneo l'abbia mai fatto qualsiasi filosofia prima di lui» (p. 243), anche se talvolta soggiace alla realtà credendo di produrla (e il Croce, aggiungiamo, nell'intraprendere la riforma dell'hegelismo aveva già notato a questo proposito alcuni ·scompensi nel sisten1a hegeliano ), n1a di fronte ad Hegel, K. « ha fallito la concrezione storica, l'unica vera; l'ha tratta dentro il cieco .Io, l'ha fatta dileguare nelle vuote sfere: ma con ciò ha rinunciato all'esigenza centrale di verità della filosofia, quella dell'interpretazione della realtà, ed· ha chiamato in aiuto una teologia alla quale però· la sua filosofia succhiava tutto il sangue » (p. 234). Tutto ciò può essere compreso ove si tenga presente che per K. il pen·si~ro religioso deve contrapporsi, autonomo e definito, alla filosofia: non condividendo la tesi idealistica della filosofia che sviluppa l'assoluto partendo da se stessa, egli ricolloca scolasticamente la filosofia al posto di ancilla theologiae, col sacrificio della ragione dialettica alle esigenze della fede. Ma poiché il momento religioso è uno « stadio», una tappa nel cammino della vita, esso si inserisce nell'andamento gradualistico della sua filosofia provocando pertanto non lo spodestamento della filosofia da parte della teologia, quanto la trasposizione della teologia nel campo filosofico. Non si insisterà mai abbastanza sul fatto che quanto di filosofico esiste nel pensiero kierkegaardiano è dovuto all'influenza di Hegel. L'idea di un K. oppositore di Hegel, scriveva il Croce, « occupò a lungo le menti», mentre la sua era opposizione « contro il filosofare in genere». Dal libro dell'Adorno, che pure è di tutt'altro avviso del Croce, si rileva facilmente che ogni qualvolta K. cerca di opporsi ad Hegel da: filosofo a filosofo, soggiace inesorabilmente all'influsso l1egeliano .e non riesce a trovare una posizione originale. Il suo sistema dell'esistenza articolantesi · nelle « sfere» della trilogia della vita estetica etica e religiosa richiama, oltre che al ritmo dialettico di Hegel, anche al sistema di Lo.gica, filosofica della Natura e filosofia dello Spirito. Kierkegaard chiama « schema » e non « sistema » la sua costruzione il cui carattere sistematico però si rivela nel fatto che come categorie dell'esistenza singola le « sfere» si articolano nel tempo, confermando la loro origi11e storica: l'Io atemporale di K. può così trovare la sua realizzazione. soltanto nel tempo e nella dimensione storica. Nota bene l'Adorno che la vera differenza con Hegel sta nel fatto « che le 'sfere' si sottraggono alla sintesi » {p. 237) e non, come K. postulava e molti suoi interpreti sostennero, nel fatto che fra di esse non vi sia « mediazione dialettica», ma siano raggiungibili in virtù di un« salto qualitativo», concetto quest'ultimo che K. mutua da Hegel per poi ritorcerglielo contro. Secondo Kierkegaard il processo di pensiero che si impadronisce delle sfere è quello del~a « distinzione » che dovrebbe costituire il contrario di ogni mediazione. Ma le sfere, che costituiscono tappe nel ca1nmino della vita, si capovolgono tuttavia l'una nell'altra e la sfera successiva si fonda proprio nell'atto del salto. I postulati di K. per giungere alla distinzione delle sfere agiscono con la stessa forma della contraddizione che in Hegel serve a mettere in relazione i. singoli momenti: e le coincidenze non sono soltanto sul piano 108 B~bliotecaginobianco '
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