Nord e Sud - anno X - n. 45 - settembre 1963

., RECENSIONI I servi del potere Per gli studiosi ~i sociologia e di psicologia che si dedicano, al lavoro nell'industria il momento senza dubbio non è dei più felici. Si va ap,pena spegnendo la polemica sui tests di selezione; le ricerche motivazionali, che non avevano mai del tutto convinto gli italiani, registrano una ulteriore conferma di dubbi dopo che il dr. Dichter - maggiore esperto americano del problema - ha svolto il ruolo di consulente della democrazia cristiana nelle ultime elezioni, con il risultato che tutti sanno (anche se il poveraccio certamente non c'entra per nulla). Ecco ora un documentato libro (Loren Baritz « I Servi del potere », Ed. Bompiani) che viene a mettere ir1 dubbio non solo la funzione di quei personaggi come Dichter più a contatto con quell'impalpabile materia che è la previsione del comportame11to umano, ma l'intera categoria di studiosi di scienze sociali. Gli strali sono particolarmente rivolti verso quel gruppo dj dirigenti industriali: sociologi, psicologi, antropologi, ed esperti di relazioni umane, che ormai anche in Italia hanno avuto ingresso ufficiale nei palazzi di vetro e di alluminio delle principali aziende, e la cui funzione non sempre è nota al profano. La tesi da cui parte il Baritz è che còstoro siano semplici strumenti nelle mani dei padroni e, così come viene espressa, essa non può non essere oggetto di vive preoccupazioni, non soltanto per il lavoratore dell'industria che legittimamente guarda con timore a chiunque voglia manipolare il suo comportamento. Ma preoccupazione anche per quelli che potremo definire i soggetti attivi del rapporto, vale a dire gli esperti che mai più accetteranno a volersi considerare semplici strumenti della proprietà , aziendale. Nel 1946 Henry Ford II diceva: « Se noi possiamo risolvere i pro.blemi delle relazioni umane 11ella produzione industriale, potremo fare tanto progresso verso costi più bassi nei prossimi 10 anni quanto 1 ne abbiamo fatto durante l'ultimo quarto di secolo per mezzo dell'organizzazione della produzione di massa». Il Baritz si è sempre documentato, come in questo caso, nel riportare le dichiarazioni degli interessati, al fine di dare alle sue idee il maggior rigore scientifico e la massima obiettività. Seguendo questa pista egli comincia col rifare la storia della sociologia industriale, che è in fondo la storia stessa del progresso dell'industria negli Stati Uniti. L'idea che una maggior attenzione dovesse essere rivolta alla psicologia dei dipende11ti cominciò ad essere gtfardata con favore dal padronato americano nel momento in. cui apparve del tutto chiaro che da essa sarebb·e_ derivato un profitto. Di qui in avanti il passo fu breve: già 102 Bibliotecaginobianco . \ \

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