Enzo Colino crazia ». Dalla decrepita e abusata terminologia, altre volte più dimessa ma adesso sfrenata per l'occasione elettorale per pigrizia mentale, si salva soltanto una osservazione contenuta in termini accettabili: « Non è da escludere che anche ora, come è avvenuto nelle precedenti elezioni politiche, l'elettorato giovanile costituisca il terreno di scontro tra le due maggiori forze che dominano la scena politica italiana: la DC e il PCI ». Sul fronte opposto, i giova11i democristiani: più scaltri e sfumati nel linguaggio, più sottili nelle argomentazioni, polivalenti sempre nei discorsi involuti e osct1ri, distanti dalle dosi d'urto della semantica comunista, aiutati dalla presunzione di parlare « da una trincea avanzata dell'esistente mondo politico in Italia». Hanno attaccato (in maniera contorta com'è loro costume per squilibrare il gioco dei contrappesi) le correnti di sinistra del partito, « ormai disuse ad esercitare la stessa funzione, pure parziale e per sé i11suflìciente, di offerta di co11tenuti programmatici più avanzati e di denuncia delle situazioni più carenti. Tant'è che proprio gli esponenti dei Gruppi Giovanili, e questo al centro come alla periferia, sempre più spesso sono venuti a trovarsi isolati in una veste critica, troppo facile poi a deteriorarsi o ad essere travisata, per gli stessi li1niti orga11ici che essa incontra nella fisionomia e nella struttura del nostro movi1ne11to ». « Per l'Azione», numero 9, marzo 1963 ). Francesco Mattioli, direttore della rivista - organo dei gruppi giovanili della De1nocrazia Cristiana - sviluppava ancora il suo discorso fino a chiedere il voto dei giovani « su una interpretazione del passato e su una prospettiva aperta sul domani », e concludeva: « In tal modo riusciranno ad essere queste le nostre elezioni, come ci proponevamo che fossero quando abbiamo accettato di legarci a una proposta politica di rinnovamento de1nocratico, di crescita civile del paese, che oggi qualifica la Democrazia Cristiana davanti agli elettori, e che il 28 aprile dovrà con più forza rilanciare ». Fra due modi così diversi, rappresentati in chiave esemplare da Occhetto e Mattioli, si è svolto l'intervento giovanile nella campagna elettorale. Gli interventi ufficiali dei rispettivi partiti non erano di tono sostanzialmente diverso, e in ordine sparso - al di fuori dello scl1ieramento politico - personaggi e organizzazioni varie hanno espresso la loro opinione, di scarso rilievo per l'ovvietà e la ripetizione delle idee correnti. Merita però un accenno la sortita preelettorale del prof. Carlo Bo sul « Corriere della Sera » del 24 aprile 1963. L'articolo s'intitolava: « Spiritualità e politica »; e, a parte qualche osservazione marginale, doverosa per l'intelligenza dell'autore, era una somma irritante di 90 Bibliotecaginobianco
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