Argomenti zione, di 1.200 unità nelle industrie chimiche di « verticalizzazione » (per le quali sussistono le acce11nate difficili situazioni di mercato) e di 2.000 unità nelle miniere di sali potassici: ciò che era certamente possibile alcuni anni or sono quando lo sfruttamento della nuova risorsa estrattiva siciliana non era ancora avviato, ma lo è assai meno ora che l'occupazione nel settore risulta già consistente. Il campo che può invece assicurare l'assorbimento di notevoli aliquote di ex minatori è quello delle opere pubbliche, tenuto conto dei cospicui investimenti che dovranno ancora essere effettuati in Sicilia per adeguare le infrastrutture generali e le attrezzature civili alle nuove esigenze. E non si dica che si tratterebbe di un'occupazione temporanea, poiché, a parte la mole dei lavori che attendono di essere finanziati e realizzati, restano da considerare gli effetti occupazionali permanenti che l'eliminazione delle carenze infrastrutturali, condizionebase dello sviluppo antidepressivo, determinerà nei settori della produzione. Il definitivo piano di risanamento dell'industria zolfifera siciliana, quindi, non sarà forse né quello massimo di 80 miliardi e più, né quello minimo di 8 miliardi, ma un piano intermedio che attingerà dal primo per la parte che attiene alla riorganizzazione delle miniere, in modo da portare il costo di estrazione del minerale tout-venant, a quello internazionale; dal secondo per la parte che attiene alla « veriticalizzazione » con il finanziamento della Banca Europea; e da entrambi, con l'aggiunta delle possibilità di occupazio,ni nel campo delle opere ,pubbliche, per la parte che attiene al reimpiego degli ex minatori, fermo restando il contributo del Fondo Sociale Europeo. L'obiettivo economico finale dovrebbe essere quello di utilizzare il minerale di zolfo siciliano estratto a costi minimi per una forte produzione di acido solforico a prezzi talmente competitivi da provocare l'avvio di vaste correnti di esportazione con navi cisterna, verso i mercati in fase di sviluppo. Per un Paese come l'Italia che con la sua produzione di circa 2,5 milioni di ton11ellate all'anno di acido solforico, per la quasi totalità destinata al consumo interno, è uno dei maggiori produttori europei, un incremento produttivo di altre 300-400 mila tonnellate non dovrebbe costituire un problema; senza dire che implicitamente si verrebbe a risolvere la crisi zolfifera siciliana, creando le premesse per dare un peso ed un valore alle nostre esportazioni di acido solforico che nel 1962 furono di appena 9.000 tonnellate. « SICANO » 77 Bibliotecaginobianco
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