Editoriale indebolire la loro forza d'attrazione a sinistra nei confronti dei n1igliori fra i dorotei. Altro argomento che la recente crisi ha proposto è quello dell'eventitale costo della « pausa » che si è voluta inserire nella politica di centrosinistra, prima per i11iziativa dei dorotei, poi per la reazione dei « gregoriani ». Senza dubbio Tristano Codignola ha ragione quando parla di una « trappola dorotea » e descrive il n1odo secondo cui essa avrebbe dovuto fiLnzionare. Ma Codignola ritiene cl1e siano stati i « gregoriani » a impedire che la « trappola dorotea » scattasse. A noi sembra, invece, che, qilando c'è stata la levata di scildi dei « gregoriani », la « trappola dorotea » era stata gia stnontata pezzo per pezzo da Moro. Tanto è vero che da dile giorni era n-zu.tato l'atteggia,nento della stan1pa 1noderata nei confronti del governo eh.e Moro si apprestava a formare: affioravano, sulle colonne di giornali che avevano applaudito Moro nei pri1ni giorni della crisi, perplessità e riserve, anche vere e proprie ma11ifestazioni di dissenso; e si tornava ad accusare Moro di « arrendevolezza». Proprio nella giornata che ha preceduto la « notte di Scu1 Gregorio», del resto, si era letto che Ministro del Bilarzcio sarebbe stato ancora La Malfa e che Fanfani avrebbe avuto 11el 111inistero di Moro iLna posizione preminente. Risultava chiaro, dunque, c!1e ftAoro aveva rin1ontato posizio11e su posizione e che certe rivendicazioni dei dorotei, applaildite dalla stampa di destra, era110 cadute: principal,nente qLLelle relative agli uon1ini, onde il centro-sinistra di Moro non sarebbe stato il rovescio del centro-sinistra di Fanfani e di La Malfa, 111aJJoteva essere il centrosinistra di Moro, di Fanfani e di La Malfa, in attesa del « secondo · stadio», in attesa, cioè, di un ingresso a breve scadenza dei socialisti nel governo e di un vero e proprio « accordo di legislatura». Risu.ltava chiaro tutto qilesto, dicevan10, JJerché la questione degli uomini si era risolta proprio nel modo in cu.i la clestra non voleva che si risolvesse: si era risolta, cioè, senza che le teste di Fanfani e di La Malfa rotolassero a terra, offerte in pasto alla voracità di Ritmar e di Colombo la pri111a, alle faiLci di Panfilo Gentile e di Enrico Mat t ei la seconda. Si è detto - sembra che lo abbia detto Saragat, e forse lo ha detto per comprensibili niotivi tattici - che il problema degli itomini, quando si tratta per un governo di coalizione, è secondario, perché « ciò che importa è il contenuto programmatico e l'in1pegno di tutti i partiti ad attuarlo». Noi siamo, invece, dell'opinione che una politica si .fa con gli uomini che in essa credono, e non, all'italiana, con uomini che non ci credono e vogliono una politica diversa: la questione degli uomini è, cioè, fondamentale; e nessun programma di governo può essere garantito altrimenti che con la presenza di certi uomini nel gabinetto e l'as5 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==