Giornale a più voci Nonostante che nelle campagne ancora rimangano gli ultimi residui della Vandea, dai risultati del capoluogo si può dedurre che i rivolgimenti cli questi ultimi an11i non sono rin1asti senza conseguenze. E, visto come vengono bocciati i candidati anche giovani, ma che adottano i metodi dei vecchi, pare che ora contino presso l'elettorato le idee, e soprattutto le dimostrazioni di capacità e di serietà date da ciascun candidato. Se la DC ha potuto rimanere stazionaria, e contenere le sue perdite (in Lecce, dal 38,1 al 37,7) è stato perché essa ha potuto usufruire, magari suo malgrado, di nomi che rappresentavano una garanzia di serietà; e, se si guarda al successo di Agrimi, grazie a una posizione nettamente di sinistra. Visti i risultati del capoluogo, ci possiamo chiedere se, alle prossime elezioni, Lecce potrà finalmente avere un'amministrazione comunale stabile ed efficiente. LAURA FABBRI Urbanistica e politica Le vicende che hanno portato al fallimento delle trattative fra D.C., P.S.D.I., P.R.I. e P.S.I. per la formazione di un governo di centro sinistra sono troppo note per essere ricordate. Ciò che qui interessa è l'analisi dei problemi urbanistici compiuta durante le trattative dai rappresentanti dei quattro partiti e le conclusioni a cui si giunse al termine di esse. I problemi in questione furono esaminati da un gruppo di esperti costituito dall'on. Gava e dal prof. Petrilli per la D. C., dall'arcl1. Piccinato per il P.S.I., dall'on. Romita per il P.S.D.I. e dall'on. Camangi per il P.R.I. La naturale base di discussione fu costituita - né poteva essere altrimenti - dallo schema di legge urbanistica predisposto a suo tempo dalla Commissione presieduta dall'on. Sullo, Ministro dei LL.PP. del gabinetto Fanfani, e che già ebbe a costituire oggetto di vivaci polemiche alla vigilia delle elezioni del 28 aprile. A quanto è dato sapere, il fulcro delle discussioni del gruppo di lavoro fu costituito dalla disciplina delle aree fabbricabili e, più in particolare, dal mantenimento o meno della forn1ula dell'espropriazione da parte del comune delle aree inedificate ricon1prese nel perimetro di un piano particolareggiato, della cessione poi del diritto di superficie sulle aree stesse, una volta urbanizzate, e dai criteri per la determinazione dell'indennizzo da corrispondersi agli espropriati. Il gruppo di lavoro non raggiunse un accordo unanime su questo punto, contint1ando il rappresentante socialista ad insistere sulla necessità di conservare l'istituto del diritto di superficie e su quella di commisurare l'indennità di espropriazione al valore agricolo del terreno espropriato. 65 Bibliotecaginobianco
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