Nord e Sud - anno X - n. 44 - agosto 1963

Laura Fabbri le possibilità presso i parti ti di destra, avevano tratto le loro conclusioni come per un affare commerciale che può rendere di più e avevano affidato la loro carriera politica, che sembrava essersi interrotta con la caduta del fascismo, al partito di maggioranza. Le loro ambizioni non erano state deluse per i tempi stagnanti che correvano in t1na città dove sembrava che la guerra, un 25 luglio, un 8 settembre, un 25 aprile non fossero che echi lontani di fatti letti soltanto sui giornali. L'Amministrazione rimaneva sernpre, nonostante i cambiamenti di persone, liberalfasciomonarchica; e negli anni del !aurismo il partito monarchico, con il suo leader - un avvocato penalista, Oronzo Massari - raggiunse il culmine della popolarità. « La Gazzetta del Mezzogiorno », il quotidiano regionale, appoggiava le soluzioni di destra o faceva finta di niente, mentre la speculazione edilizia, arrivata con un ritardo di alcuni anni, a sua volta contribuiva a fortificare le destre. Lecce fu la città cl1e maggiormente si avvicinò a Napoli nella esplosione di quelle varie n1anifestazioni bizzarre che accompagnarono il }aurismo. Oronzo Massari era l'uomo adatto ad impersonare - e forse con maggiore autorità e prestigiosità - la figura che Lauro ha impersonato per Napoli. La città cambiò volto: si spostavano fontane in una notte, la villa comunale veniva rimessa a nuovo, una lupa veniva ingabbiata, e messa lì in mostra, come simbolo della città, i « sensi vietati» cambiavano ogni giorno, ogni ora, a seconda se c'era il ole o se pioveva (per non inzaccherare i passanti), sul mercato l'occhio Suo ~ igile controllava che tutti rispettassero le Sue numerose ordinanze. E non ci si stupiva di vederlo, con la protezione della guardia del corpo, girovagare qua e là tra i banconi di verdura, mentre sulla piazza cadeva uno strano silenzio e l'avvertimento: « il sindaco ... ! » si spanàeva sottovoce. Queste visite stavano alla pari con quelle che Massari usava fare alla città, sul suo calessino. Tutte le guardie erano mobilitate, tra fischi e segnali il traffico veniva deviato, il sindaco doveva farsi la sua passeggiata in pace, trotterellan.do senza essere disturbato dalle automobili. La folla del sottoproletariato tutte le mattine nelle ore di udienza si pigiava nell'anticamera del sindaco e su per gli scaloni del Municipio: erano i clientes che volevano i favori promessi. Ma più degli uomini sembrava che il sindaco amasse i cani. Per la città apparvero manifesti inneggianti alle buone qualità del « più fedele amico dell'u.omo » e fu solennemente inaugurata la « casa del cane ». Le condizioni di vita della città, con i suoi disoccupati e tutti i soliti problemi di case, scuole, strade, fognature, permanevano invariabili; ma la gente aveva argomenti per chiacchierare a proposito del sindaco, il quale, non appena Lauro fece tagliare a Napoli gli alberi. di piazza Municipio, diede ordine che fosse sfrondato qualche viale della sua città. L'immaginazione popolare rimaneva colpita da questi e da altri fatti, che per qualsiasi altra città potrebbero sembrare invenzioni grottesche ed inverosimili di avversari maligni. L'elettorato leccese prima confermò trionfaln1ente nella sua carica l'avvocato Massari, e poi, quando questi, ormai 62 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==