Gianni Giannot ti che la preparazione dell'elemento umano possa esaurirsi con l'istituzione di corsi di istruzione e qualificazio·ne professionale, che la scuola debba continuare ad insegnare come le cose dovrebbero essere, invece che come effettivamente sono? Non è questo un indizio dell'influenza nefasta che, in seno a vasti settori del potere politico ed amministrativo, ancor oggi esercita una mentalità ligia al formalismo più burocratico e tuttavia quanto mai pressapochista, fedele, nella migliore delle ipotesi, a quella visione dei problemi economici che lo Schumpeter definiva « ciclica » e come tale incapace di render ragione dei fenomeni fondamentali dello sviluppo? A nostro parere, proprio in conseguenza del fatto che la concezione dei rapporti tra lo Stato e l'economia e la generale cultura politica di tanta parte della co iddetta cla se dirigente sono ancora quelle già invecchiate all'inizio del secolo, i problemi più profondi dell'arretratezza del nostro Mezzogiorno (ma il discor o potrebbe essere facilmente esteso: problemi di scarsa capacità imprenditiva individuale e di gruppo, di passività e di scetticismo nei confronti delle e i tenti strutture amministrative, di sfiducia nelle proprie possibilità di modificare l'ambiente naturale ed umano), invece di risolversi, si vanno talora aggravando. La vecchia « civiltà contadina », in particolar modo, appare ormai in piena crisi: la famiglia non co titui ce più il principale strumento di socializzazione; il vicinato, pur svolgendo ancora una sua funzione, ha cessato di essere una « scuola quotidiana di morale applicata »; i vecchi inattivi che passano la giornata in piazza non sono più « custodi del costume della comunità»; il tradizionale sen o di alienazione dalla terra del contadino si è accentuato; la maggiore « apertura » verso l'esterno, operatasi a seguito delle opere di bonifica, di infrastruttura e di riforma fondiaria, stimolata oggi prepotentemente dall'industrializzazione e dalla diffusione dei mezzi di ::omunicazione di massa, ha liquidato il vecchio sistema dcll'econ0mia d~ consumo familiare, basato essenzialmente sulla staticità dei bisogni di consumo della famiglia contadina ad un liv llo di mera sussistenza. Si è così determinata una profonda, insanabile frattura tra i valori tradizionali di queste comunità e l'odierno comportamento dei loro componenti, individui e gruppi, che a quei valori più non si ispira, ma assume come nuovo riferimento i modelli di comportamento tipici della civiltà urbano-indt1striale ed il tenore di vita dell'operaio della grande industria del Nord. Siamo, cioè, in presenza di una fase di piena transizione, caratterizzata da veri e propri fenomeni di « anomia», di cui sono soprattutto i giovani a risentire le maggiori conseguenze, privi di sicuro orientamento, costretti ad entrare in contatto con la realtà sociale ed economica mentre questa, ancora informe ed incandescente, non presenta stabili e ben definite strutture. In tali circostanze, la scuola non può limitarsi ad assicurare un livello culturale di base adeguato e ad insegnare teoricamente un mestiere. Essa deve rendere i giovani veramente liberi, deve acquisirli come soggetti consapevoli e partecipi all'opera di rinnovamento e sviluppo della società meridionale. Per fare ciò, per adempiere integralmente al suo nuovo ruolo di 60 Bibliotecaginobianco
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