Nord e Sud - anno X - n. 44 - agosto 1963

Giornale a più voci Si ha l'impressione che si sforzi la memoria degli alunni, ma che si freni, piuttosto che stimolare ed educare, quello spirito di osservazione che gli studi della psicologia dell'età evolutiva e della moderna pedagogia stimano indispensabile per lo sviluppo delle doti intellettuali e morali del fanciullo e per la formazione di una personalità dotata di quelle capacita di realismo e di iniziativa che sole possono consentire all'individuo di stabilire dei rapporti funzionali tra la propria attività, le proprie aspirazioni e la realtà socio-economica che lo circonda. È bensì vero che, sopratutto negli anni sessanta, si è avuto u11 considerevole aumento degli istituti professionali, ad indirizzo sia agrario che industriale, e che, in conseguenza di ciò, la popolazione scolastica postelementare non solo va crescendo rapidamente, ma si viene anche ridistribuendo tra i vari tipi di scuola. Non poche provincie meridionali, infatti, rivelano notevoli incrementi della percentuale di alunni-femmine negli istituti magistrali ed una sempre 1naggior preferenza per gli istituti professionali rispetto alla scuola media. Non v'è dubbio, però, che questa espansione dell'istruzione tecnicoprofessionale rappresenta per ora un argine più apparente che reale al vecchio mito del titolo di studio. I programmi della scuola professionale sono, certamente anche per mancanza di sufficienti attrezzature didattiche, ma sopratutto per un difetto di collegamento con i vari aspetti del processo di sviluppo economico e di trasformazione socio-culturale in atto nelle regioni meridionali, troppo simili, all'effetto pratico, a quelli della scuola media tradizionale. In altri termini, è la scuola in genere che, concepita e strutturata ancora secondo le esigenze della società italiana di 1nezzo secolo fa, si muove al vecchio passo su dì un piano, mentre la vita effettiva delle comunità corre, sempre più rapidamente anche nel Sud, su di un altro. Nel gran parlare che si fa di « politica di piano », di « sviluppo equilibrato » e di « programmazione », si resta perplessi constatando come ancora, in tutto il Mezzogiorno, la scuola resta la scuola, l'irrigazione e la trasforrr1azione fondiaria un problema a sé stante, l'industrializzazione tutta un'altra cosa ancora e la partecipazione delle comunità, interessate alla soluzione di tutti questi problemi, ancora oggi il tema per dette conferenze nell'ambito di periodici convegni ad alto ed altissimo livello, o la preoccupazione, la fatica isolata, cli poche persone serie, studiosi, ricercatori ed operatori sociali, spesso guardati dagli organismi ufficiali come « marziani ». Proprio così: manca assolutamente quella integrazione fra scuola, assistenza tecnica ed assistenza sociale, che è, invece, indispensabile, se si vuole evitare la dispersione e la contraddizione degli interventi in una realtà p:rofondamente alterata dalla rottura dei tradizionali sistemi di vita e soggetta alle tensioni ed agli squilibri di un processo di sviluppo incontrollato nei suoi profondi e molteplici effetti socio-culturali. Come può spiegarsi che nei confronti dei problemi dello sviluppo del Mezzogiorno si intervenga ancora con la convinzione che l'assistenza tecnica possa di fatto prescindere da un'analisi scientifica della realtà socio-culturale, 59 Bibli·otecaginobianco

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