Nord e Sud - anno X - n. 44 - agosto 1963

Editoriale tornato il sereno); ma ci auguriamo che le operazioni di ricucitura che sono in corso diano come risultato un'effettiva ricostituzione dell'unità fra gli autonomisti del PSI. E naturalmente ci auguriamo che la recente iniziativa dei f anf aniani abbia successo come reazione alla tracotante invadenza dei dorotei, ma che essa non si risolva in un contrasto irri-· mediabile fra Moro e Fanfani. A quest'ultimo proposito, comiLnque, deve essere rilevato che degno della più positiva valutazione è l'atteggiamento dei sindacalisti e dei basisti, di non altro preoccupati, gli u,ni e gli altri, che di sanare le ferite dello schieramento di centro-sinistra, di trovare una via d'uscita dalla crisi che è cominciata con il disimpegno di gennaio, si è aggravata con i risultati elettorali di aprile, si è rivelata in tutta la sua asprezza fra giugno e luglio. Questa preoccupazione dominante, di evitare che diventino irrimediabili i contrasti fra correnti, gritppi, iton1ini del centro-sinistra, no11 può d'altra parte, nella situazione in cui siamo ora, indurci a eludere certi argomenti che la crisi postelettorale ha drammaticamente proposti all'attenzione degli osservatori politici. E il primo di questi argomenti è quello del comportamento, durante la crisi, del Presidente della Repubblica. La più grossa disavventura del centro-sinistra è stata certamente quella dell'elezione di Segni. E Fanfani ha pagato adesso il prezzo del suo errore di allora, quando condusse un gioco ambiguo e velleitario, invece di recare il suo contributo all'elezione di Saragat. Questo va ricordato. Segni è il padre nobile dei dorotei e non si è lasciato sfuggire l'occasione del 28 aprile (altro che Granchi, a suo tempo bombardato dalla stampa moderata per le sue « interferenze » nella crisi di governo!) per consentire ai dorotei di condurre fino alle ultime conseguenze possibili quel regolamento di co11ti con Fanfani che è, per così dire, la loro ragione sociale. Di qui, naturalmente, reazioni a catena, fra i socialisti prima, fra i democristiani subito dopo: è tipico di un gruppo di potere come quello dei dorotei di provocare, per fini che non sono di interesse generale e che non si iscrivono in una coerente azione politica, situazioni di crisi che non possono poi essere più controllate. C'è tuttavia un'ala di dorotei che sembra piit responsabile, che sente la forza d'attrazione delle posizioni tenute da Moro, che non sembra disposta ad i4entificarsi sempre e del tutto con quello stato maggiore della corrente - i Rumor, i Colombo, i Piccoli - che ha tirato troppo la corda dopo il 28 aprile, anche più di quanto non l'avesse tirata fra l'ottobre del 1962 e il gennaio del 1963. È al senso di responsabilità degli uomini che formano quest'ala della corrente dorotea che si deve fare appello. Ma per quèsto è necessario non indebolire le posizioni di Moro, non 4 Bibliotecaginobianco

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