Giornale a più voci nessun credito. Non a caso l'Italia, assieme ai primi accenni di economia opulenta, ha i suoi neo-dadaisti nei Rotella, nei Mauri, negli Schifano: solo ora essi possono avere un pubblico, la loro « arte » è infatti complementare all'atteggiamento utilitaristico verso i beni. L'atteggiamento rurale e tradizionale è fondamentalmente conservatore. L'ostinato attaccamento contadino alla « roba » trova spiegazione strutturale nella povertà tecnologica e produttiva delle economie di penuria. La psicologia della scarsezza trattiene dal gettare e dal sostituire un oggetto che non sia completamente inutilizzabile, ed anche quando questa condizione si verifica l'oggetto può essere conservato gelosamente perché è un ricordo di famiglia, è legato a momenti significativi della vita, fa parte dell'orizzonte personale come un dato da amare, custodire, difendere. Se il ripostiglio, la soffitta sono istituzioni edilizie pressocché scomparse nelle nuove aree urbanizzate, ciò è dovuto anche al mutato atteggiamento verso i beni. Il rapporto tradizionale con gli oggetti è globale, affettivo, poliedrico; quello moderno è specifico, razionale, univoco: l'oggetto è specializzato, si è ad esso legati finché serve. Il prodotto di serie è burocratizzato, uguale per tutti, spersonalizzato, non si fa « custodire gelosamente », cioè non si ama, mantiene sempre la sua intercambiabilità: perciò i designers ci offrono prodotti oggettivamente belli, di una consistenza stilistica che può dirsi « neoclassica>) e distaccata. La razionalizzazione degli oggetti significa quindi ]a impossibilità di attaccarsi ad essi. La odierna psicologia dell'abbondanza rimanda per co-ntrasto al tenace attaccamento alle cose, possedute come parte inseparabile della propria persona, che trovò, in antico, proiezione escatologica nel corredo delle tombe e colorò di toni sacri il diritto di proprietà e di successione. L'atteggiamento rurale e tradizionale verso i beni è il possedere per conservare, quello urbano-industriale è il possedere per usare. L'invenzione americana di una camicia di carta da usare e buttare appena sporca, cioè da non possedere in maniera duratura, ricorda per contrasto le cassapanche intagliate con i corredi delle nonne giunti, ingialliti, fino alla nostra generazione. Le pirofile translucide, gli allumini anodizzati, le resine fenoliche, gli acciai speculari aggiornano le vecchie adorabili poteries irrazionali ed infiorate: alle prime non ci si affeziona, non ci si può e non ci si deve affezionare, esse sono perennemente intercambiabili. Appena superato l'oggetto va messo da parte, per questo il metabolismo delle cose che ci circondano si fa sempre più rapido, la durata, il valore o·ggettivo, sono persistenze contadine; nella società urbano-industriale gli studiosi di industria[ design osservano stupiti la vertiginosa usura stilistica dei prodotti, i sociologi, per conto loro, sottolineano la volubilità valutativa della nuova società. Appare chiaro a questo punto perché il comportamento dei neo-dadaisti va interpretato come una critica conservatrice alla civiltà dei consumi. La protesta che loro portano avanti è in tono minore, somiglia a quella dei possessori di vecchi modelli d'auto i quali rovesciano la predilizione corrente per le auto efficienti, implicitamente polemizzando con l'ordine utili57 Bibliotecaginobianco
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